Trent’anni di abbandono. I laghi della Falchera attendono una bonifica
Dagli anni '70 il lago ha subito una lenta involuzione che lo ha trasformato in una discarica a cielo aperto. Nemmeno le giornate di pulizia dimostrativa sono servite a qualcosa. Ora le speranze sono affidate all'amministrazione
La bonifica dei famigerati laghetti della Falchera partirà – salvo imprevisti – il prossimo anno. Il Comune di Torino ha, infatti, posticipato di due anni gli interventi per la pulizia delle sponde del bacino più sporco della città. Un’area che dagli anni ’90 a questa parte è diventata il bersaglio facile degli incivili, in particolare degli abusivi che hanno trovato riparo tra le baracche abbandonate e dei campeggiatori occasionali. Dagli anni '70 ad oggi il grande lago della Falchera ha subito un lento ma costante degrado che ha trasformato l’intera area in un’immensa discarica a cielo aperto.
Il terreno, che fino a una quindicina di anni fa era tenuto in condizioni ancora dignitose, è oggi l’Atlantide dei rifiuti. Il picco negativo si verificò intorno alla metà degli anni '90 e tanto bastò per spingere alcuni residenti a scendere in strada per protestare e chiedere una riqualificazione. Con il tempo le sponde del lago sono diventate bersaglio facile di incivili: in particolare campeggiatori occasionali e abusivi. Dal 2000 in poi, a più riprese, i residenti hanno deciso di manifestare il loro dissenso attraverso “giornate di pulizia dimostrativa” che, però, non sono servite a smuovere del tutto i piani alti.
Nemmeno le giornate della pulizia dimostrativa, promosse da alcuni residenti, erano riuscite ad ottenere qualche risultato. Così come gli appelli dei volontari di Legambiente. E bonificare il lago non sarà certo un’impresa facile. Non solo per il costo, verosimilmente qualche milione di euro, ma per i rifiuti presenti dentro il bacino. Tra questi pneumatici, carcasse, cavi elettrici, guaine per il rame, taniche per la benzina e per l’olio e scorie edili.
"Una volta in quei laghi si poteva persino nuotare, oggi non ci si può nemmeno avvicinare" racconta un residente della zona piuttosto dubbioso verso i futuri interventi. Al contrario della circoscrizione Sei. "Sono anni che chiediamo interventi ma questa volta dovremmo proprio essere sulla strada giusta" hanno spiegato dagli uffici della Sei di via San Benigno.