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Cronaca Vanchiglia / Corso Novara, 147

Cremazione a Torino, le regole comunali e religiose di una pratica sempre più diffusa

Ecco come funzionano i regolamenti del Comune e le indicazioni della Chiesa per cremazione e conservazione delle ceneri

LA DISPERSIONE DELLE CENERI 

Oltre alla conservazione dell'urna nel cimitero (99 anni nelle cellette della zona storica del Tempio, fino all’anno 2077 nella Zona Serenità e nella Zona Giardino del tempio stesso per quanto riguarda la Socrem, ma anche negli appositi spazi all'interno dei cimiteri comunali), dal 2008 si può scegliere anche la dispersione delle ceneri “in natura”. Nell'area cimiteriale a Torino questa pratica può essere svolta in un’area apposita al cimitero di corso Novara, il “Luogo del ricordo”, un’area verde con tre “giardini rocciosi” con una fontana al centro che disperde le ceneri nel terreno sottostante.

Fuori dal cimitero, nel Comune di Torino non sono attualmente disponibili zone dove sarà possibile effettuare la dispersione in natura, consentita fuori dal Comune (in zone di montagna, presso fiumi e laghi purché lontani da centri abitati e previa autorizzazione del Comune interessato). Ma è anche possibile richiedere la consegna dell'urna per tenerla in casa: il regolamento prescrive di comunicare ogni modifica del domicilio di chi detiene l'urna, avvisando anche in caso di trasferimento in un altro Comune, anche se non è chiaro chi e come possa verificare il rispetto delle norme nelle private abitazioni.

LA VISIONE DELLA CHIESA 

Per quanto riguarda le questioni religiose, poi, la questione è ancora più delicata. Pochi giorni fa è stata pubblicata la prima istruzione alla Congregazione della Fede dall'inizio del papato di Francesco. In “Ad resurgendum cum Christo”, la Chiesa ha spiegato che la cremazione è consentita ai fedeli del 1963. Ciò che la chiesa cattolica non approva, come aveva detto anche l'arcivescovo torinese Cesare Nosiglia pochi mesi fa, è la dispersione delle ceneri, che “rompe” l'integrità del corpo, così come la conservazione in casa di urne considerate “pezzi di gioielleria” o altri oggetti che “privatizzano” un evento comunitario come la morte.

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