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Cronaca Centro / Piazza Vincenzo Arbarello

“Que se ne vayan todos”. Il corteo incompreso degli indignati torinesi

Dopo la manifestazione studentesca di giovedì 17 a Torino e in tutta Italia si scatenano le polemiche: qual è l'obiettivo del movimento degli "indignati"?

La giornata internazionale degli studenti ha portato lo scorso giovedì migliaia di giovani “indignati” nelle piazze delle principali città italiane. Il movimento, che segue i binari della contestazione studentesca che l’anno scorso ha combattuto a lungo l’iter del Ddl Gelmini, vuole opporsi, come recita il volantino della manifestazione di Torino, alla politica di una classe politica “servile” nei confronti delle lobby bancarie, difendendo i diritti degli studenti. 

Molte sono le obiezioni rivolte al movimento, a partire dall’accusa agli slogan come “Neanche con Monti tornano i conti” di rivoltarsi a priori contro un neonato governo composto proprio allo scopo di combattere la crisi e le iniquie dell’attualità italiana. Risponde così Marco, studente di Filosofia a Palazzo Nuovo: “Non siamo qui per protestare, ma per difendere il diritto allo studio e opporci alla privatizzazione dell’istruzione. Benchè non sia un amante delle manifestazioni e dei cortei non sono mai stato felice come oggi di essere in questa piazza, perché oggi combattiamo una battaglia di prevenzione, cercando di tutelare i nostri diritti. Non è necessario aspettare una riforma per poi lamentarsi”. 
 
È difficile immaginare il successo del movimento, che già in passato ha ottenuto risultati scarsi e temporanei. Eppure i cortei di giovedì, come quelli dell’11 novembre e i molti che hanno avuto luogo a Torino e in tutta Italia negli scorsi mesi, sono indice di una crescente insoddisfazione dei giovani e delle classi popolari, che in più riprese hanno mostrato coesione e collaborazione, nei confronti della moderna classe dirigente. 
 

Movimento Occupy a Torino

 
È per questo che il principale obiettivo di #Occupy UniverCity, la manifestazione di giovedì, sono state le sedi delle banche, accusate di plasmare la scena politica italiana e mondiale. In particolare la protesta si è rivolta contro la sede torinese della Banca d’Italia, “luogo simbolo del malessere generalizzato che ci coinvolge tutti e tutte”, come scrive uno studente sulla pagina Facebook dedicata alla manifestazione. “Non ho nulla contro il governo Monti - continua Marco - ma si può dire che non sia totalmente neutrale, essendo composto da banchieri e docenti di università private, legati a testate come “Il Sole 24 ore”, a Confindustria, alla Bocconi di Milano. Come diceva Ezra Pound, i politici sono i camerieri dei banchieri: è nostro compito invertire la rotta facendo sì che sia il popolo ad imporre il suo volere ai politici, e questi a loro volta ai banchieri”. 
 
Si tratta insomma di una protesta preventiva, che mira direttamente al cuore dell’oligarchia politica, prescindendo da distinzioni di parte e partito, per scalzare quell’1% contro cui si scagliano con tanta foga gli indignati: in sintonia con le proteste d’oltre oceano degli scorsi giorni, i promotori del corteo ripetono  “noi siamo il 99% che li manderà in crisi”.
 
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