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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca Rebaudengo / Corso Vercelli

Corso Vercelli, via dell'immigrazione. Ma il dialogo tra le culture non c'è

Un residente: "Questa strada accoglie migranti da sempre e da tutto il mondo". Ma il dialogo tra italiani e immigrati latita. "Con le future generazioni sarà tutto più semplice", dice un edicolante

18 ottobre, Napoli. La morte per investimento, con omissione di soccorso, del giovane romeno Victor Varga riapre una ferita non ancora rimarginata, quella inferta dall’omicidio del musicista Petru Birladeandu nel giugno 2009, sempre a Napoli. Ciò che colpisce di questi due casi non sono le modalità né i protagonisti degli avvenimenti, quanto l’indifferenza mostrata dai presenti.

Un’indifferenza che non stupisce i commercianti di corso Vercelli, a Torino, che da molti anni convivono con gli immigrati, susseguitisi nei decenni nelle ondate migratorie che hanno avuto come mèta il nostro quartiere. Il problema di fondo, sembrerebbe di percepire dalle parole di un edicolante, è la mancanza di dialogo tra due mondi che raramente entrano in contatto: “lavoro in corso Vercelli e vivo poco distante, ma raramente ho rapporti con gli stranieri. Si incontrano molti africani per strada, ma capita di rado di averci a che fare. Quelli che entrano nel mio negozio lo fanno per comprare il biglietto del pullman o poco più. Gli immigrati di solito frequentano altri immigrati, e comprano in negozi gestiti da loro connazionali, come i ristoranti e i phone center di corso Emilia”.

Sulla frammentazione della società torna un altro intervistato: “Vivo in questa zona da quand’ero un bambino, e ho visto questa via trasformarsi, accogliere migranti da tutto il mondo. Non ho mai percepito grossi problemi legati all’immigrazione, ma piuttosto ad un cambiamento di mentalità. Cinquant’anni fa c’era più controllo, meno omertà, e la delinquenza veniva sconfitta sul nascere. Oggi la società ha perso il suo ruolo di controllo, anche per via dell’immigrazione. È per questo che la sera questa zona non è vivibile: a farla da padrone sono spacciatori e malavitosi, di ogni nazionalità, e ci rimettono sia gli italiani che gli stranieri. Fortunatamente negli ultimi tempi gli spacciatori sono diminuiti, molti si sono spostati in piazza Derna e dintorni“.

003-2-2A fronte di un problema di forte disgregazione sociale, i primi a pagarne le conseguenze sono per forza di cose gli individui più deboli, tutelati da meno legami di amicizia e parentela, e per questo più facilmente divorati dall’illegalità. Capita però molto spesso di confondere cause ed effetti, arrivando a sostenere che “chi sta bene a casa sua non emigra, coloro che emigrano sono quasi tutti degli emarginati”. NientE di più falso: numerosi studi dimostrano che abbandonano il proprio paese gli individui più brillanti e intraprendenti, spesso supportati economicamente dalle proprie famiglie e dal proprio villaggio di origine – nel quale, vien da sé, non possono essere degli emarginati.

Il problema della mancanza di dialogo tra culture viene confermata dal fallimento di alcuni tentativi di intervistare negozianti stranieri: “preferirei non parlare” risponde un cuoco in un fast food turco, “non parliamo italiano” obiettano due negozianti cinesi dopo alcune domande, confermando l’immagine di uno scontro muto tra due mondi. Eppure l’incontro è in atto, e passeggiando per corso Vercelli non si fa fatica a notare i germogli di un futuro di integrazione e dialogo. “Con le future generazioni” dichiara il medesimo edicolante, “sarà tutto più semplice, i bambini vanno a scuola insieme e imparano a vivere gli uni con gli altri. Un periodo di assestamento purtroppo è necessario”.

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