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Tragedia di piazza San Carlo: la sindaca Appendino condannata a un anno e mezzo

Pene anche per gli altri imputati

Il tribunale di Torino ha condannato la sindaca Chiara Appendino a un anno e mezzo di reclusione (con sospensione condizionale della pena) per i fatti del 3 giugno 2017 in piazza San Carlo, quando il panico si scatenò durante la finale di Champions League Juventus-Real Madrid proiettata su maxischermo e rimasero uccise due donne, Erika Pioletti (pochi giorni dopo) e Marisa Amato (un anno e mezzo dopo, dopo essere rimasta tetraplegica), e ferite altre 1.600 circa. La procura aveva chiesto una condanna a un anno e otto mesi. La sentenza è stata pronunciata dal giudice Maria Francesca Abenavoli nel pomeriggio di oggi, mercoledì 27 gennaio 2021, al termine del processo svoltosi con rito abbreviato. Appendino era accusata di disastro, omicidio e lesioni colposi dal pm Vincenzo Pacileo.

Condannati alla stessa pena anche l'ex questore di Torino Angelo Sanna, l'ex capo di gabinetto Paolo Giordana, il dirigente di TurismoTorino (l’agenzia che prese in carico la creazione dell’evento) Maurizio Montagnese ed Enrico Bertoletti, professionista che si occupò di una parte della progettazione.

Il panico in piazza fu scatenato da una banda di rapinatori che utilizzarono dello spray urticante. Questi sono stati condannati a 14 anni di carcere in un processo già concluso.

Appendino: "Se avessi saputo del pericolo avrei fermato la manifestazione"

"Ovviamente accetto la decisione del giudice, anche per il ruolo che ricopro, ma non posso nascondere l'amarezza perché c'è un sindaco che paga per il gesto folle di alcuni ragazzi che sono già stati condannati", così Chiara Appendino commenta la sentenza di condanna a un anno e sei mesi per la tragedia di Piazza San Carlo del 2017, "Quello che è accaduto è un dolore che porto con me e che porterò sempre. Lo porta la Città e la comunità. Detto ciò attendiamo le motivazioni, ma sicuramente procederemo con l'appello". 

Dichiarazioni della sindaca che sono state anticipate con un post su facebook: "È una decisione che accetto e rispetto, anche per il ruolo che rivesto. La tesi dell’accusa, oggi validata in primo grado dalla giudice, è che avrei dovuto prevedere quanto poi accaduto e, di conseguenza, annullare la proiezione della partita in piazza. È una tesi dalla quale mi sono difesa in primo grado e che, dopo aver letto le motivazioni della sentenza con i miei legali, cercherò di ribaltare in appello perchè è evidente che, se avessi avuto gli elementi necessari per prevedere ciò che sarebbe successo, l’avrei fatto. Ma così non fu e, purtroppo, il resto è cronaca. Non ve lo nascondo, questa tragica vicenda mi ha segnato profondamente. Quei giorni e i mesi che sono seguiti, sono stati i più difficili sia del mio mandato da sindaca sia della mia sfera privata, personale. E il dolore per quanto accaduto quella notte è ancora vivo e lo porterò sempre con me. Con la stessa sincerità vorrei aggiungere ancora una cosa: a questi sentimenti, oggi, si somma anche una sensazione di amarezza. Perchè se è vero che la carica istituzionale che ricopro comporta indubbiamente delle responsabilità, alle quali non ho alcuna  intenzione di sottrarmi, è altrettanto vero che oggi devo rispondere, in quanto sindaca, di fatti scatenati da un gesto, folle, di una banda di rapinatori. Proprio sul difficile ruolo dei sindaci, sui rischi e sulle responsabilità a cui sono esposti, forse andrebbe aperta una sana discussione. Concludo questo messaggio con un grazie a tutte le persone che mi sono state vicine, soprattutto in questi giorni, e ai miei legali, fiduciosa di riuscire a far valere le nostre tesi nei prossimi gradi di giudizio".

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