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Cronaca Borgo Po / Strada San Vincenzo, 49

L'ascensore si blocca e un anziano muore in casa di riposo

Il personale stava trasferendo l'82enne alle Molinette dalla clinica San Vincenzo. Quando i vigili del fuoco sono riusciti ad aprire l'ascensore l'anziano era già morto

L'ascensore si è bloccato e un uomo di 82 anni è morto. La tragedia in una casa di riposo in collina, la San Vincenzo, a Torino. Gli infermieri stavano trasportando il paziente in ospedale, dopo che l'anziano aveva avuto un malore nella sua stanza. Il personale della clinica lo stava trasferendo alle Molinette in corso Bramante. Quando i vigili del fuoco sono riusciti ad aprire l'ascensore l'anziano era già morto. I carabinieri hanno aperto un'inchiesta sull'accaduto.

L'uomo, Ermanno Barbero, è rimasto chiuso in ascensore per un'ora. Stando a un primo referto medico legale, l'uomo sarebbe morto per un attacco di cuore. I carabinieri hanno sequestrato l'ascensore. Dai primi accertamenti, non sono risultate interruzioni di corrente elettrica.  La 'San Vincenzo', che dispone di 110 posti letto distribuiti in 63 camere, è una struttura convenzionata con il servizio sanitario nazionale. E' stata aperta nel 1995 utilizzando un edificio che era stato ultimato nel 1935 e serviva da seminario, per poi essere riconvertito in scuola.

Quella appena aperta non è la prima indagine che riguarda la San Vincenzo: un'altra, avviata da tempo, riguarda tre casi mortali di legionellosi, l'ultimo dei quali si era avuto nel 2009. Su entrambi i casi titolare delle indagini è il pubblico ministero Raffaele Guariniello. La legionellosi (detta anche 'morbo del legionario') è provocata da un batterio che di solito si annida nelle tubature di grandi complessi edilizi come ospedali e alberghi. Guariniello aveva disposto due consulenze tecniche per fare luce sulle cause delle patologie, su un legame con le condizioni delle tubature e sulle eventuali responsabilità e ha indagato in stato di libertà due persone per omicidio colposo e omissione dolosa di cautele sui luoghi di lavoro. L'indagine ha comportato il sequestro di 280 cartelle cliniche, alcune delle quali sono risultate "incomplete o con correzioni illegibili", dicono dalla Procura. Soltanto su 89 di questi pazienti è stato effettuato l'esame di urocoltura e 75 di questi hanno dato esito positivo, riportando tracce di infezioni da micro-organismi. Proprio l'elevata incidenza di questi casi sul campione ha fatto pensare che vi sia una correlazione tra lo stato della struttura e l'insorgere della malattia. (Fonte ANSA)

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