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Cronaca

Parrucchieri cinesi con prestanome: 13 negozi chiusi a Torino

Chiusi 13 negozi di parrucchiere gestiti da cittadini cinesi per violazioni alle norme igienico sanitarie e rilevate numerose infrazioni tributarie, amministrative e penali

Grazie ad un'articolata operazione della Guardia di Finanza di Torino, volta a tutela della salute pubblica e a contrasto dell'abusivismo commerciale, 13 negozi di parrucchieri sono stati chiusi per inosservanze degli obblighi e delle garanzie igienico-sanitarie previste dalla legge per gli acconciatori. Le norme in vigore prevedono infatti che coloro che intendano esercitare l'attività di parrucchiere, nell'ipotesi in cui non siano in possesso di adeguato titolo di qualificazione professionale, conseguito a seguito di apposito corso, devono avvalersi della figura di un cosiddetto direttore tecnico, che deve obbligatoriamente presenziare all'interno dei locali ove si svolge l'attività per garantire l'osservanza delle necessarie prescrizioni professionali ed igienico-sanitarie.

Le Fiamme Gialle hanno complessivamente eseguito in tutta la città più di trenta controlli nei confronti di acconciatori di origine cinese, a seguito dei quali 13 parrucchieri - che non avevano alcun titolo di qualificazione professionale e che si avvalevano fittiziamente della figura di un direttore tecnico - sono stati denunciati all'Autorità Giudiziaria per il reato di falso ideologico in atto pubblico continuato ed in concorso.

Più precisamente, i finanzieri hanno potuto accertare che i soggetti denunziati, essendo ben consapevoli delle prescrizioni di legge, avevano ritenuto di poterle aggirare avvalendosi di figure professionali sostanzialmente fittizie posto che non erano mai presenti nei saloni di acconciatura oppure erano prive dei necessari requisiti di legge.

Va precisato che i parrucchieri denunciati erano assistiti da uno studio di consulenza di Torino, che attraverso compiacenti prestanome garantiva la richiesta "copertura" tecnica, beneficiando dei cospicui ed illeciti guadagni che servivano a retribuire anche i "direttori tecnici" fasulli. Ovviamente anche quest'ultimi ed i titolari dello studio, in totale 15 persone (13 italiani, 1 romena e 1 cinese), sono state denunciate all'A.G. per concorso nel reato di falso in atto pubblico.

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