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Cronaca Centro / Via Giovanni Giolitti

Via Giolitti: tra negozi e lusso nasce una casa per i senzatetto

Una casa d'accoglienza nel centro di Torino dove le persone senza fissa dimora possano stare in compagnia, al caldo, a giocare a carte o usare il pc

Nel centro di Torino nasce una casa 'di svago' per i senzatetto, dove potranno stare in compagnia, giocare a carte, leggere un libro o utilizzare un pc. La nuova dimora si chiama 'Sosta' e apre in via Giolitti. "Questa dimora - ha detto l'arcivescovo di Torino Cesare Nosiglia - è il simbolo di una città che ancora una volta non si piega davanti alla crisi, che vuole reagire partendo dalla solidarietà ai più deboli. Questa casa aperta, dove potranno stare insieme 40-50 persone rappresenta la volontà di chi crede più nella solidarietà e nel rispetto della dignità umana, che nell'assistenzialismo".

Il progetto 'Sosta' è nato con la collaborazione del Comune di Torino, che ha dato lo stabile in concessione, della Caritas, del Sermig, ma anche di tutte le fondazioni (come Philip Morris e Gabriele Nigro) senza le cui donazioni sarebbe stato impossibile sistemare e allestire la casa con tavoli, televisioni e computer. "Ai poveri - ha aggiunto ancora Nosiglia - non si devono offrire solo gli scarti, le briciole delle tavole dei ricchi".

In via Giolitti le persone senza fissa dimora non troveranno però una mensa o dei bagni pubblici. Il progetto nasce con l'idea di diventare un luogo di ospitalità familiare che va ad aggiungersi alle varie strutture cittadine per i poveri che d'inverno hanno a disposizione 600 posti letto e diverse mense diurne. La casa 'Sosta' è posizionata in mezzo ai negozi eleganti ed alle abitazioni di lusso. Il perché lo spiega ancora una volta l'arcivescovo di Torino: "Non esistono cittadini di serie A e serie B".

Concetto che Nosiglia ha voluto sottolineare è l'importanza della cultura per che non ha una dimora fissa: "Mi piacerebbe che in questa città da sempre così disponibile a portare aiuto ai più deboli e ai bisognosi, ma anche una città di cultura e di bellezza, si cercasse di aiutare i più poveri non solo offrendo loro cibo, ma anche occasioni di cultura e di bellezza". L'arcivescovo entra più in dettaglio: "Mi chiedo perché un povero non possa mai conoscere la bellezza di uno spettacolo in un teatro come il Regio o come il Carignano, un concerto di musica classica piuttosto che jazz, una mostra d'arte".

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