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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca Pozzostrada / Viale Leonardo Bistolfi

Campetti del parco Ruffini pericolosi e “chiusi”, la realtà però è diversa

Al parco Ruffini ci sono due campi da calcetto frequentati quotidianamente da decine di ragazzi e bambini. Un anno fa il Comune ha messo una rete in plastica e alcuni cartelli per vietarne l'accesso. Nel tempo però la pericolosità è aumentata

Torino è famosa per i tanti parchi in cui ogni giorni migliaia di persone praticano sport. C’è chi inizia già dal mattino presto con il jogging, e chi va avanti fino a sera tarda nei vari campetti liberi in cui ci si può sbizzarrire giocando a basket, pallavolo, bocce, tennis e, ovviamente, calcio. Il parco Ruffini è storicamente il parco dello sport per eccellenza, complice lo stadio Primo Nebiolo, il Pala Ruffini e i tanti campi messi a disposizione dal Comune in cui  in un’area di pochi metri si pratica davvero qualsiasi tipo di attività.

Da circa un anno i due campetti da calcetto sono inagibili perché la pavimentazione è talmente consumata che c’è il pericolo di farsi male per i centinaia di ragazzi e bambini che ogni giorno ci giocavano. O meglio “ci giocano”. Sì, perché i cartelli affissi circa dodici mesi fa all’interno e all’esterno dei due campetti (“Importante: è temporaneamente vietato l’utilizzo dei campi da calcetto per motivi di sicurezza”) sono stati rispettati per poco e le reti precarie di plastica messe nei varchi per accedere al campo sono durate solo qualche giorno. D’estate quei due campetti sono presi letteralmente d’assalto da decine e decine di ragazzi/bambini ogni giorno, con picchi di centinaia di persone nei week end e nelle festività. Pensare che il divieto potesse essere rispettato per tutto questo tempo forse era utopia.

I due campetti sono stati quindi utilizzati per tutta la scorsa estate e per tutto l’inverno. La speranza era che prima o poi fossero fatti dei lavori di restyling vista la condizione dei due terreni di gioco. E invece sono passati i mesi e la situazione è rimasta la medesima, senza che qualcuno controllasse quanto nella realtà dei fatti stava avvenendo, comprese le forze dell’ordine spesso presenti al parco Ruffini.

(L'articolo prosegue dopo la galleria fotografica)

Campetti "chiusi" al parco Ruffini

Qualche settimana fa TorinoToday ha fatto notare all’assessore allo Sport della Città di Torino, Stefano Gallo, la situazione, mostrandogli alcune fotografie che ritraevano decine di ragazzi/bambini intenti a giocare in barba ai cartelli. Un paio di giorni dopo (ed era il 14 giugno) la situazione in effetti si presentava diversa. Erano state ripristinate le reti, ma questa volta non quelle precarie, ma delle recinzioni da cantiere di ferro con un cartello sopra ognuna “Vietato l’ingresso ai non addetti ai lavori”. Barriere che anche in questo caso sono durate appena poche ore perché qualcuno le ha piegate verso l’interno dei campetti, dando nuovamente il “via” al gioco di decine di persone, ma con una pericolosità maggiore rispetto a prima. Le reti in questione infatti sono arrugginite e appuntite e sono di fatto dentro il campo e rivolte verso il centro, arrivando a pochi centimetri da dove sono i ragazzi/bambini con il pallone.

“E’ da un anno che ci sono questi cartelli - ci dicono i ragazzi “beccati” a giocare all’interno dei due campetti -. All’inizio non entravamo perché pensavamo che dovessero fare dei lavori come era successo in passato, ma dopo qualche settimana abbiamo capito che quei cartelli servivano solo per sgravarsi delle responsabilità nel caso qualcuno si fosse fatto male”. “Nessuno ci ha mai detto di uscire - ci conferma uno dei ragazzi storici del Ruffini -, certo se mettessero il campo a posto non sarebbe male”. Parole dette da tanti di loro che fanno i conti con delle buche vistose in tutti e due i campetti e, purtroppo, si ritrovano anche a fare i conti con chi lascia le bottiglie di vetro, spesso rotte, intorno al perimetro del terreno di gioco. “Sembra che qui sia stato tutto abbandonato - ci ripetono - noi però siamo già felici di avere un posto in cui poter giocare”.

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