Li vedi in via Roma, sotto la galleria San Federico dove a decine si radunano ogni sera per conquistare un piccolo spazio dove passare la notte o a ridossi degli esercizi commerciali. Chiedono l’elemosina ai passanti, a volte seduti a volte in piedi. Passano tutta la mattina in un punto fisso, aspettando che qualcuno dia loro dei soldi, necessari per comprarsi un panino. Ma tra i cinema e i locali all’ultimo grido del centro della città è possibile anche trovare dei letti e delle coperte. Come tra corso Matteotti e via Minzoni, in un piccolo angolo di Torino dimenticato da tutti. Lì ci abitano due clochard che la sera accendono il fuoco per riscaldarsi e che di giorno girano per le piazze chiedendo un aiuto per tirare a campare.

Situazioni simili si possono vedere con i propri occhi in piazza Solferino dove le panchine sono diventate ostaggio – si fa per dire - di tutte quelle persone che non hanno più un tetto sopra la testa. Di giorno le occupano le coppiette o gli anziani mentre di sera il testimone passa a chi proprio non può permettersi un’altra ubicazione. E i ripari di fortuna non mancano nemmeno sotto i portici. Come in corso San Martino, nei pressi di piazza Statuto. In attesa che il sole sorga e che il rumore della città li costringa ad alzare i tacchi e a cambiare aria.

Qualcuno, ogni tanto, tenta di “imbucarsi” persino alle spalle della cittadella che fu il cuore pulsante dell’assedio di Torino del 1706. Attorno al vecchio museo d’artiglieria di via Cernaia dove la notte compaiono i dormitori a cielo aperto. Di giorno, però, non sembra esserci anima viva. Per fare la loro conoscenza bisogna addentrarsi sotto i portici, offrire una moneta e sentire la loro storia. Ma i cittadini e i commercianti del quartiere hanno più volte fatto appello contro l'emergenza. E di risposte ne hanno avute sempre poche.