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Cronaca

Permessi di soggiorno e bonus pubblici 'facili' per stranieri: smantellata un'organizzazione a Torino

Sette persone arrestate, sequestrati 150mila euro. A ogni richiedente veniva richiesta una 'tassa' di mille per accedere ai servizi

Sette persone (tre egiziani, due italiani, un romeno e un bengalese) sono state arrestate (tre in carcere e quattro ai domiciliari) nella mattinata di oggi, martedì 6 dicembre 2022, dalla guardia di finanza di Torino in un'operazione su un giro di immigrazione clandestina che durerebbe da almeno un decennio in città. I reati ipotizzati, a vario titolo, sono associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, truffa aggravata ai danni dello Stato, falso ideologico e sostituzione di persona. Disposto anche il sequestro di 150mila euro, ritenuto dagli investigatori il profitto dell'attività illecita. Secondo i finanzieri, che hanno aperto le indagini a inizio 2020, il gruppo si sarebbe avvalso di imprese e società fittizie e inattive, che venivano utilizzate anche per l’attivazione di rapporti di lavoro simulati, la predisposizione di fittizie dichiarazioni di disponibilità ad assumere e la stipula di finti contratti di affitto di immobili. Il tutto allo scopo di predisporre atti e documenti utili a ottenere indebitamente rilasci e rinnovi di permessi di soggiorno nonché prestazioni economiche, di varia natura e a cui i percettori non avevano alcun diritto, dall’Inps e dall’Agenzia delle entrate. I fondi incassati sarebbero finiti, almeno in parte, alle stesse imprese e società o su conti e carte di pagamento nelle disponibilità del gruppo.

"In particolare - si legge in una nota della guardia di finanza -, dalle investigazioni è emerso come i componenti del citato nucleo associativo avrebbero avuto la gestione diretta di due centri di assistenza fiscale ubicati nella città di Torino (che sono stati chiusi oggi, in corso Vercelli e in via San Domenico, ndr), con uffici realmente operanti, i quali avrebbero costituito i veri e propri punti di riferimento della presunta attività illecita, ben noti nell’ambito delle comunità cui essi si rivolgevano (principalmente quella di etnia egiziana, ma anche bengalese, senegalese, pakistana e nepalese). Avvalendosi di tale struttura amministrativa, gli indagati avrebbero posto in essere una sistematica e continuativa attività di predisposizione, in assenza dei presupposti previsti, della documentazione necessaria per ottenere il rilascio e il rinnovo dei permessi di soggiorno per l’ingresso o la permanenza in Italia di cittadini extraunionali, nonché per captare benefici economici riconosciuti dallo Stato, sotto forma di reddito di cittadinanza, indennità di maternità, bonus baby-sitter, bonus fiscali, bonus e sostegni al reddito in relazione al covid, Naspi (nuovo assegno sociale per l’impiego) e rimborsi Irpef".

Oltre all'incasso dei fondi pubblici, l'organizzazione avrebbe incamerato denaro anche da coloro che chiedevano di poter ottenere permessi di soggiorno facili, mediante cosiddette tasse che ammontavano a mille euro per pratica. Parallelamente, gli indagati avrebbero gestito un articolato complesso di società fantasma (attive soprattutto in Piemonte), attraverso cui costituire finte posizioni lavorative di braccianti agricoli o collaboratori familiari. In proposito, sono state individuate 65 false posizioni lavorative e oltre 600 certificazioni uniche non veritiere, per un ammontare certificato di oltre 6,5 milioni di euro, utilizzate sia per precostituire posizioni reddituali inesistenti sia per favorire l’ingresso nel territorio dello Stato di cittadini stranieri e ottenere indebiti rimborsi fiscali. Le assunzioni fittizie avrebbero, inoltre, generato, negli anni, debiti nei confronti dell’Inps per un totale di circa 350mila euro, dovuti al mancato versamento dei contributi previdenziali e assistenziali. Infine, i militari hanno ricostruito flussi finanziari verso l’estero, tra il 2015 e il 2020, per oltre mezzo milione di euro, che i principali indagati sarebbero riusciti a esportare nonostante i consistenti debiti previdenziali accumulati.

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