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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca Volpiano

Duro colpo ai traffici di droga della 'ndrangheta: arrestato in Brasile il boss Vincenzo Pasquino

Era uno dei latitanti più pericolosi

Ieri, lunedì 24 maggio 2021, a João Pessoa, in Brasile, i carabinieri hanno arrestato Vincenzo Pasquino, 31enne di Volpiano, destinatario di provvedimento di custodia cautelare in carcere emesso dal tribunale di Torino il 7 ottobre 2019 e risultato irreperibile dal 5 novembre 2019, giorno dell'esecuzione della misura  nell'operazione 'Cerbero' del comando provinciale di Torino, che ha partecipato attivamente all'operazione con il nucleo investigativo. È accusato di essere un esponente della criminalità organizzata di matrice ‘ndranghetista, operativo nel cosiddetto 'locale di Volpiano' (il processo per quella vicenda si è concluso con 46 condanne), nonché responsabile del reato di traffico internazionale di sostanze stupefacenti per conto dell’associazione criminale calabrese. Ne è stata dichiarata la latitanza con provvedimento del giudice di Torino datato 9 gennaio 2020 ed è stato inserito poi nell'elenco latitanti pericolosi nel gennaio 2021.

Secondo quanto risultato dalle indagini, Pasquino avrebbe preso il posto di Nicola e Patrick Assisi, arrestati dai carabinieri di Torino nel luglio 2019, come narcotrafficante di spicco in Sud America. È considerato il loro erede. La sua pericolosità è confermata anche dal fatto che con lui c'era, al momento dell'arresto Rocco Morabito, 55 anni, detto 'Il Tamunga', uno dei dieci latitanti più ricercati dalle polizie del pianeta, già condannato a 30 anni per associazione mafiosa e traffico internazionale di stupefacenti. In Italia, Morabito, che a Torino è difeso dall'avvocato Mauro Molinengo, era considerato il latitante più pericoloso di tutti, secondo solo a Mattia Messina Denaro, il capo dei capi di Cosa Nostra. quest'ultimo era latitante da 23 anni. I due vivevano nel lusso in una località turistica di grido.

Pasquino dovrà affrontare il processo nei suoi confronti che riprenderà il 5 luglio. Lo scorso febbraio aveva fatto pervenire una lettera all'avvocato Molinengo, che la consegnò al tribunale, in cui diceva di non volersi sottrarre alle proprie responsabilità ("ho sbagliato tutto e ammetto di avere venduto del 'fumo' in molte occasioni") e di avere "paura delle galere" del posto dove si trovava, forse anche in relazione all'epidemia di coronavirus in Brasile. Molinengo ha contattato il consolato italiano competente per quella zona del Brasile in vista dell'iter giudiziario sull'estradizione.

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