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Cronaca Centro / Murazzi del Po Gipo Farassino, 22

La banda del lancio della bicicletta ai Murazzi di Torino: prima lo sputo di sotto, poi il bacio come se nulla fosse

Sono inchiodati da una testimonianza chiave e da indizi schiaccianti, sono in cinque carceri diverse affinché non si parlino tra loro

Prima di lanciare la bicicletta dalla balconata dei Murazzi di Torino, la notte del 21 gennaio 2023, ferendo in modo gravissimo uno studente palermitano di 23 anni, che rischia di dover portare per sempre le conseguenze di quel gesto sconsiderato, uno dei componenti del gruppo di cinque ragazzi arrestati mercoledì 8 febbraio aveva sputato di sotto, colpendo il cellulare di un'amica della vittima. Dopo l'accaduto, il quintetto era fuggito e due dei ragazzi, un maschio e una femmina, si erano baciati come se nulla fosse accaduto all'interno di un distributore automatico di snack e bevande in via Chiesa della Salute. È quanto si evince dal decreto di fermo spiccato nei confronti dei due maggiorenni del gruppo, un ragazzo e una ragazza, dal pm Livia Locci della procura cittadina, che ha coordinato le indagini dei carabinieri in collaborazione con un collega della procura dei minori.

Dallo stesso decreto si deduce, secondo quanto dichiarato dal testimone chiave dell'accaduto, un ragazzo che viaggiava su uno skateboard, che il lancio è stato effettuato materialmente dai tre ragazzi, mentre le due ragazze hanno assistito e poi sono scappate con loro, prima a piedi verso piazza Vittorio Veneto e poi con un bus della linea 10 nightbuster di Gtt, che li ha riportati nella zona di Borgo Vittoria (erano scesi alla fermata di via Chiesa della Salute angolo via Coppino), dove abita la maggior parte di loro. La bici elettrica che è stata lanciata pesa 23 chili e l'altezza della caduta è stata da 11 metri: il danno che hanno provocato non avrebbe potuto che essere devastante.

Le parole del testimone chiave, che li ha inchiodati

"Nel momento in cui si sono accorti che hanno colpito qualcuno sono scappati - ha raccontato il testimone chiave -. Solo a quel punto ho sentito uno di loro urlare 'Scappa! Corri!' in italiano senza inflessioni di sorta. Io in quel momento avevo già attraversato Ia strada, ero gia su corso San Maurizio. Li perdevo di vista a causa dei déhors, quindi non ho visto in che direzione hanno proseguito Ia fuga". Ma non ci solo la testimonianza e le indagini a inchiodarli. L'amica della vittima, infatti, ha anche pulito con un fazzoletto lo sputo arrivato sul cellulare e questo è stato acquisito e mandato ad analizzare.

I cinque sono in carceri diversi, affinché non si parlino

Nel pomeriggio di mercoledì 8 i cinque ragazzi arrestati sono stati trasferiti in altrettanti penitenziari italiani, in modo da evitare che abbiano rapporti tra loro. Sono vietati loro anche i contatti con altri detenuti e i colloqui con i genitori. I legali che li difendono puntano alla riqualificazione del reato da tentato omicidio a lesioni gravissime. Per le due ragazze che non hanno lanciato materialmente la bici si proverà a cercare la via del semplice favoreggiamento e non quella del concorso diretto. Per la procura invece non ci sono dubbi: il loro gesto va equiparato a quello del lancio di sassi dai cavalcavia sulle auto e la giurisprudenza è chiara: si tratta di tentati omicidi. E ai è stata contestata anche l'aggravante dei futili motivi.

Restano tutti in carcere: convalida per i minorenni, nuove ordinanze per i maggiorenni

Il giudice Francesca Roseti non ha convalidato i fermi dei due maggiorenni per una questione tecnica, ma contestualmente ha disposto nuove ordinanze di custodia cautelare in carcere nei loro confronti. Per i tre minorenni, invece, i fermi sono stati convalidati e trasformati in arresti dai giudici del tribunale dei minori. Alcuni degli indagati hanno risposto alle domande e hanno fatto le prime ammissioni.

La lettera dei genitori della vittima: "Grazie di cuore Torino!"

I genitori della vittima hanno scritto una lettera per ringraziare tutti coloro che hanno lavorato per salvare la vita del ragazzo e per risolvere il caso. "Grazie di cuore Torino!", hanno esordito. Poi hanno ringraziato i suoi amici che studiano medicina "perché ogni giorno sono qui, con noi, dietro la porta della terapia Intensiva a dare forza e per l’instancabile attività di sensibilizzazione (qualche giorno dell'accaduto avevano anche inscenato un flash mob sul ponte della Gran Madre, ndr) e di ricerca della verità a questa ingiustizia". Poi un grazie anche all'Arma dei carabinieri, che "ha raccolto la fiducia della gioventù sana di questa città e che non ha mai smesso di starci vicino. A loro che, insieme all’autorità giudiziaria, hanno fatto giustizia al vile e atroce atto di violenza che ha distrutto la vita di nostro figlio". Infine, si ringraziano i sanitari dell'ospedale Cto "che con serietà, preparazione e dedizione massima, stanno assistendo nostro figlio (che è stato svegliato di recente dal coma, ndr) in questa lunga e dolorosa battaglia per la vita". La lettera prosegue ringraziando il sindaco Stefano Lo Russo, anch'egli autore di un appello alla cittadinanza per risalire agli autori del folle gesto, la comunità accademica, ma anche tutti i torinesi e la comunità parrocchiale della Crocetta, il quartiere della città dove vive il ragazzo.

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