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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca

"Lo sgombero di Lungo Stura mi addolora", Nosiglia lancia appello per i rom

Creare un programma di integrazione che permetta alle famiglie sgomberate di ottenere uno sbocco lavorativo per vivere dignitosamente

Un "tavolo rom" costituito proprio presso l'Arcivescovado per affrontare quelli che sono i maggiori problemi derivanti dallo sgombero dell'insediamento di lungo Stura Lazio arrivato ormai alle fasi finali. E' la volontà dell'arcivescovo di Torino Cesare Nosiglia che, dopo l'appello lanciato a favore dei rifugiati - e che ha visto una risposta più che positiva dalle famiglie torinesi - scende nuovamente in pista e lo fa a sostegno, questa volta, dei rom. "Lo sgombero di alcune famiglie rom da Lungo Stura mi addolora profondamente. Conosco quel sito avendolo visitato più volte in questi anni - ha detto Cesare Nosiglia -. La prima volta ho detto: qui siamo nel Quarto Mondo".

Uno sgombero, quello dell'insediamento alle porte di Torino, che ha visto lo Stato stanziare ben 5 milioni di euro nell'ambito del progetto "Città possibile" che prevedeva, inoltre, per i rom la possibilità di aderire al cosiddetto patto di emersione e, nel caso, ottenere una sistemanzione all'interno delle case Atc di Palazzo Civico. Ora che le risorse disponibili sono agli sgoccioli, resta il problema di dove sistemare le altre famiglie che saranno sgomberate nei prossimi mesi, al fine di portare il progetto a termine entro dicembre: senza contare la drammatica situazione dei rom che non hanno aderito al patto di emersione e si trovano - di fatto - in strada. Solo la scorsa settimana un presidio di rom sotto Palazzo Civico aveva lamentato l'abbandono da parte dell'amministrazione e il dirtto a "una casa per tutti". "Credo che ci sia bisogno di un supplemento di impegno da parte di tutti  - continua Nosiglia - e soprattutto la necessità di unire l'accoglienza a un preciso programma di inclusione sociale che, salvaguardando la specificità proprio di questo popolo e della sua cultura, renda possibile promuovere uno sbocco lavorativo proprio della sua tradizione da cui trarre quel reddito necessario per sostenere l'affitto di casa, le condizioni di vita familiare e la crescita dei propri figli".

Insomma, per dirla in parole povere, un programma di integrazione che potrebbe essere paragonabile a quello ipotizzato e in fase di costruzione per i migranti e che potrebbe emergere proprio dal "tavolo rom" che l'arcivescovo si avvia a convocare presso l'Arcivescovado di Torino: "Finché assisteremo passivi o indifferenti alle condizioni di vita di questi nostri fratelli e sorelle - conclude Nosiglia - non potrà mai esserci vera giustizia e pace per tutti".

Intanto al campo sono state create delle vere e proprie trincee atte a delimetare le aree già sottoposte sotto sequestro e dove i rom non possono più recarsi. L'insediamento è presidiato 24 ore su 24 dalle cammionette della polizia e circondato anche dal personale della Croce Rossa che - di fatto - cammina in mezzo alle macerie lasciate della ruspe. Solo un lotto abusivo resta da liberare, quello in cui si sono sistemate le famiglie sgomberate nella giorntata di lunedì, lotto che comunque verrà "raso al suolo" nelle prossime settimane.

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