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Cronaca

UrBess, il primo miele urbano prodotto fra i tetti di Torino

Nel cuore di Torino, nascoste tra tetti delle case, scopriamo arnie e migliaia di api che producono il cosiddetto "miele urbano". Abbiamo incontrato Antonio Barletta, primo apicoltore urbano d'Italia

Allevare api e produrre miele tra i tetti di Torino. E' questa l'idea cuore del progetto UrBees, nato dalle menti di tre ragazzi torinesi, capitanati da Antonio Barletta, i primi veri apicoltori urbani italiani. Un progetto che parte da un angusto balcone in via Cavour, nel pieno centro della Città, culla di alcune arnie e rifugio di migliaia di api.

Un'innovazione per la cultura green italiana, abituata a concepire unicamente la campagna come ambiente idoneo per la produzione di alimenti più sani e biologici. In realtà, come ci spiega il fondatore del progetto Antonio Barletta, UrBees nasce anche per salvare le api dalla moria provocata dall'uso intensivo di pesticidi chimici in agricoltura: "Dobbiamo imparare a pensare che spesso la città è meglio della campagna".

Un concetto un po' difficile da concepire, anche se alcune aree urbane, a dispetto delle zone agricole a coltura intensiva, offrono molte aree nettarine e pollinifere ricche di piante e fiori che non sono trattati con agenti chimici aggressivi, come i giardini pubblici, le aiuole ed i balconi.

L'apicoltura urbana arriva da lontano, poichè malgrado in Italia sia praticamente sconosciuta, così non si può dire per il resto del mondo. "A Londra ci sono circa 10mila alveari urbani - ci racconta Antonio - e la pratica è molto diffusa anche nelle città di Parigi, New York, Tokyo ed Hong Kong".

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Le "api urbane" di Torino

Le arnie di via Cavour, non sono le uniche a Torino. Dopo le prime installazioni del 2010, altre hanno invaso la "fabbrica del Bunker" (ex Enel), il tetto della "casa nel Parco" di via Artom, il museo d'arte contemporanea del PAV, fino arrivare a quota 20, in tutto il territorio urbano.

Ma non finisce qui, perchè il progetto UrBees ha ancora un'altra finalità, ovvero quella di biomonitorare l'ambiente urbano. "Le api di un alveare sono in grado di fare circa 10 milioni di microprelievi al giorno - ci spiega Antonio -. in un territorio di 7 chilometri quadrati attorno all'alveare stesso. Questo significa che, attraverso l'analisi del miele prodotto si può avere una prospettiva sugli agenti inquinanti presenti in quella determinata zona". Un monitoraggio che potrebbe rivelarsi decisamente più efficiente rispetto ad un'unica postazione dell'Arpa.

In questa visione green, le api diventano vere e proprie sentinelle dell'inquinamento ed il miele da esse prodotto, uno strumento per prendere coscienza di quanto sia effettivamente salubre l'ambiente che ci circonda.

Le api torinesi producono circa 30 chili di miele all'anno, un miele che, quanto al gusto, non ha nulla da invidiare rispetto a quello prodotto in campagna. Niente da temere neppure per i valori nutrizionali: come ci spiega Antonio, infatti, le analisi chimiche effettuate sul miele "made in Torino", hanno evidenziato la completa estraneità di elementi come il piombo, il nichel ed il benzene.

"Chiunque può allevare api - afferma Antonio - anche perchè il lavoro che danno si esaurisce in un mero controllo settimanale delle arnie. Inoltre, ogni arnia, può diventare una micro-postazione per il monitaraggio di quella determinata zona".

Il miele "made in Torino" è a metro zero, buono e commestibile e non esiste, in Italia, alcuna regola condominiale che possa, di fatto, vietare l'installazione di un alveare su un balcone. "Ho ricevuto qualche denuncia - conclude Antonio - ma far capire che le api sono indicatrici di un'ottima qualità dell'ambiente è stato davvero soddisfacente".

VIDEO/Intervista ad Antonio Barletta >>

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