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Cronaca

Migliora ancora l'aspettativa di vita per i pazienti con aids

Da Torino una nuova prospettiva per i malati con HIV: “L’aspettativa di vita di un paziente con infezione da HIV regolarmente in terapia si avvicina a quella della popolazione generale”

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di TorinoToday

Si apre a Torino, sino a martedì 14 maggio, la V edizione di I.C.A.R. (Italian Conference on AIDS and Retrovirus), promosso da SIMIT (Società Italiana Malattie Infettive e Tropicali). Il congresso nazionale sull'AIDS si propone di offrire alla comunità scientifica ed alle associazioni del volontariato un ambito di confronto, discussione e crescita su quanto attiene a prevenzione diagnosi e cura dell'infezione da HIV e delle patologie correlate e alla promozione della ricerca scientifica in questo campo.

Largo spazio, durante il congresso, ad una delle più importanti novità nell'ambito della ricerca scientifica, la terapia antiretrovirale, che apporterebbe un notevole cambiamento nella vita del paziente, sia da un punto di vista economico, che da un punto di vista di qualità della vita. La somministrazione di questa terapia determina l'inibizione della moltiplicazione del virus HIV e si associa al ripristino delle difese immunitarie. Nelle migliori condizioni di esercizio terapeutico l'aspettativa di vita di un paziente con infezione da HIV regolarmente in terapia inizia ad approssimarsi a quella della popolazione generale. E' ovvio che se la terapia viene interrotta l'infezione da HIV riprende il suo decorso naturale ed il paziente è nuovamente a rischio di decesso.

"La fase che stiamo attraversando - spiega il Prof. Giovanni Di Perri, Presidente del Congresso e consigliere SIMIT - si caratterizza per una certa dicotomia fra la ricerca dell'industria farmaceutica e nuove soluzioni non convenzionali di terapia. Da una parte la ricerca industriale porta a nuove soluzioni farmaceutiche più tollerate e più comode da assumere, come ad esempio la disponibilità di una singola compressa contenente tre farmaci, e quindi l'intera terapia da assumere solo una volta al giorno. Dall'altra numerosi ricercatori clinici stanno perseguendo strategie di induzione-mantenimento, ovvero caratterizzate da un inizio di terapia regolare con tre farmaci e successivamente, una volta ottenuto un certo grado di beneficio iniziale, dalla prosecuzione con due o addirittura un solo farmaco in modo da alleggerire l'impegno terapeutico del paziente, l'eventuale tossicità a lungo termine della terapia e quindi anche riducendo i costi della stessa. Quest'ultimo aspetto trova valorizzazione anche nel fatto che gli stessi pazienti con infezione da HIV, pur felicemente in terapia antiretrovirale, invecchiano e vanno incontro alla necessità di assumere altri farmaci per controllare le diverse condizioni che comunque si presentano con l'avanzare dell'età, come ipertensione, dislipidemia, diabete, ecc. In questo ambito trova spazio l'istanza di personalizzare per quanto possibile la terapia antiretrovirale, anche allo scopo di renderla maggiormente compatibile con le altre forme di terapia medica di cui il paziente ha progressivamente necessità".

Il Convegno di Torino si pone l'obiettivo di favorire i collegamenti tra ricerca di base e pratica clinica per l'ottimizzazione della cura, rilanciando una stretta collaborazione scientifica tra le diverse competenze in campo, focalizzando tra l'altro l'attenzione su temi quali la farmacologia clinica, la farmacocinetica e la farmacogenetica degli antiretrovirali e sui progressi in virologia ,immunologia e genetica dell'ospite in relazione al rischio di progressione di malattia. Una specifica attenzione verrà dedicata alle criticità nelle nuove strategie di prevenzione. A questi fini, verrà il più possibile favorito il coinvolgimento nel congresso di professionalità diverse e dei Soci delle diverse società scientifiche che partecipano a ICAR.

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