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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca Aurora / Via Perugia

Crac Eurofidi, chiuse le indagini: emessi 19 avvisi di garanzia

Nei confronti degli organi di amministrazione e controllo della società per ostacolo alle funzioni di vigilanza e falso in bilancio

Il management Eurofidi ha esposto, nelle comunicazioni previste per legge nei confronti della Banca d’Italia e nei bilanci d’esercizio, fatti materiali non rispondenti al vero sulla situazione economica, patrimoniale e finanziaria del Consorzio.

Questo quanto emerso a conclusione delle indagini preliminari sulla vicenda per la quale la Guardia di Finanza di Torino ha proceduto alla notifica dell’avviso di garanzia nei confronti dei 19 indagati (12 componenti del Consiglio di Amministrazione, un Direttore Generale, 5 componenti del Collegio sindacale e un responsabile della revisione dei bilanci) in carica presso Eurofidi negli anni 2013 e 2014, responsabili di falso in bilancio e ostacolo all'esercizio delle funzioni delle autorità pubbliche di vigilanza.

Il provvedimento è stato emesso dalla Procura della Repubblica di Torino, all’esito dalle investigazioni condotte dal Nucleo di Polizia Tributaria di Torino, avviate all’indomani della liquidazione volontaria del Consorzio Eurofidi, deliberata il 15 settembre 2016 e formalizzata il 5 ottobre 2016, conseguentemente al mancato aumento di capitale, resosi indispensabile per garantire la continuità aziendale.   

Il crac e l'accusa

In particolare, pur essendo Eurofidi sottoposta per legge a vigilanza e controllo da parte della Banca d’Italia, i componenti degli organi di amministrazione e controllo hanno omesso, secondo l’accusa, di relazionare alla predetta Autorità di vigilanza la reale esposizione al rischio di credito derivante dal rilascio di garanzie per circa 50 milioni di euro, non coperte da controgaranzie del Fondo Centrale di Garanzia (FCG). Ciò avrebbe determinato la sussistenza di un “rischio residuo”, in relazione alla possibile inefficacia degli strumenti di mitigazione del rischio di credito concesso a terzi dal confidi.

Oltre all’ipotesi di reato di ostacolo all'esercizio delle funzioni delle autorità pubbliche di vigilanza, tale condotta, sempre secondo l’accusa, ha configurato anche il delitto di false comunicazioni sociali, in quanto i bilanci relativi agli anni d’imposta 2013 e 2014 e i documenti a essi connessi, non riportavano la predetta maggiore esposizione al rischio di credito, per circa 50 milioni di euro, derivante dal mancato rilascio di controgaranzie da parte del Fondo Centrale. 
 

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