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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Detenuto aggredisce l'agente del carcere di Torino e lo spinge per le scale: ferito, finisce in ospedale

La denuncia del sindacato Osapp

Un assistente capo coordinatore della polizia penitenziaria, in forza al carcere di Torino, è rimasto ferito dopo essere stato spinto per le scale da un detenuto.

I fatti sono avvenuti ieri pomeriggio, martedì 19 luglio 2022. All'improvviso, e senza un apparente motivo, il detenuto - di nazionalità straniera -  ha spinto l'agente e facendolo sbattere contro il muro. 

Accompagnato in ospedale, al Maria Vittoria di Torino, è stato poi dimesso con una prognosi di sette giorni per le escoriazioni e contusioni varie con applicazione di un collare per i dolori paravertebrali al rachide cervicale.

E il sindacato Osapp (Organizzazione sindacale autonoma polizia penitenziaria) e il suo segretario generale Leo Beneduci hanno nuovamente denunciato l'ennesima aggressione in carcere: "Si tratta dell’ennesima aggressione subita da un poliziotto penitenziario negli istituti di pena sul territorio ed in particolare a Torino da parte di appartenenti alla popolazione detenuta in assenza di condizioni oggettive che ne possano giustificare l’accadimento e che probabilmente derivano soltanto dal fatto che nelle carceri italiane sono pressochè esclusivamente ì poliziotti  penitenziari ad essere a continuo contatto con i detenuti ed a rappresentare quei principi di ordine, sicurezza e legalità sinonimo dello Stato. Purtroppo a parte le solite dichiarazioni di principio prive di concretezza e di interventi tangibili, con l’ormai esclusivo riferimento da parte della Ministra Cartabia e dell’attuale capo del Dipartimento amministrazione penitenziaria, Carlo Renoldi, ad un carcere ideale che è tutt’altra cosa dall’attuale drammatica realtà priva di qualsiasi utile risultato che sono gli istituti penitenziari in Italia in questo momento ed in cui, come la situazione di Torino dimostra, sono i detenuti più violenti ed “impuniti” ad esercitare la propria supremazia nelle sezioni detentive, i poliziotti penitenziari rimangono sempre più soli nel tutelare un’istituzione, quella penitenziaria, oramai ben lontana dalle regole sancite dall’art. 27 Cost. perché in assoluta confusione, senza progetti efficaci e sostanzialmente allo sbando, oltre ad una Collettività la cui sicurezza è resa ogni giorno più a rischio proprio grazie alla attuale gestione del sistema. 

D’altra parte, a nulla è valso che come Osapp – specifica ancora Beneduci – da anni si indichi e si dimostri alle Autorità Politiche del Dicastero della Giustizia come a quelle amministrative del Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria, al pari di ogni Parlamentare o Partito politico incontrato che nelle carceri italiane la proliferazione di affiliati alle associazioni criminali, di detenuti affetti da tossicodipendenza indotta/acquisita e mantenuta proprio all’interno degli istituti di pena, ovvero di detenuti affetti da infermità di natura psichiatrica (stante il fallimento delle REMS) e che, tutti insieme,  vivono in assoluta promiscuità con gli altri ristretti senza alcuna effettiva differenziazione, hanno ridotto le condizioni di vivibilità interna alla stregua di quelle di un immenso girone dantesco. Spiace dirlo ma la poca fiducia rimanente nel Personale ed in Noi per un futuro migliore, è riposta oramai solo in una nuova volontà politica e non  nell’attuale ed in una nuova Legislatura che guardi al carcere e alla Polizia penitenziaria come a qualcosa che coinvolge tutti i consociati e non solo  alcuni e che abbisogna di cure urgenti e sostanziali e non solo di parole di circostanza".

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