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A cura di Emanuela Galleano

Il tartufo bianco di Alba una passione senza fine

Il mitico tubero si ama o si odia, difficile imparare solo ad apprezzarlo

Novembre…mese del Tuber Magnatum Pico!
Sto parlando del Re dell’autunno, ovvero il tartufo bianco di Alba che fa bella mostra di sé presso la fiera ospitata nella capitale delle langhe fino a domenica 27 novembre. Questa prelibatezza (io sono tradizionalista, uovo al tegamino e tartufo tutta la vita!) è sempre stata avvolta da un’aura misteriosa: nell’antichità si era arrivati a pensare che i tartufi nascessero a causa dei fulmini che si scaricavano a terra nelle vicinanze degli alberi. In realtà i tartufi nascono in modo spontaneo in simbiosi solo con certi tipi di alberi: querce, noccioli, pioppi, roveri, salice bianco, tiglio, cerro e carpino da settembre a dicembre. Per raccoglierlo bisogna essere in possesso dell’autorizzazione rilasciata dalle comunità montane e l’utilizzo del cane è obbligatorio. Ma il miglior ‘cercatore’ è senza dubbio il maiale: per il suo particolare odore, il tartufo è simile all’odore emesso dalla femmina del maiale. In effetti in età rinascimentale il tartufo veniva considerato un potente afrodisiaco e in epoche recenti l’inventore della fiera, Giacomo Morra, decise di farne dono a delle indiscusse sex symbol. La prima, nel 1949, fu Rita Hayworth e pochi anni dopo lo stesso Morra spedì un altro grande tartufo a Marilyn Monroe. Purtroppo il maiale, una volta trovato il tartufo, lo divora immediatamente forse per consolarsi dalla delusione di non trovarsi di fronte una bella scrofa appetitosa. Per l’operazione ‘caccia al tartufo’ vengono quindi prescelti i cani, meglio predisposti a collaborare. In effetti è impossibile incontrare un trifolau senza la sua ombra a quattro zampe.

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Ringraziamo per la fotografia l'ufficio turistico di Alba e il ph Davide Dutto

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