rotate-mobile
Mercoledì, 24 Aprile 2024

Comunismo, fascismo o problemi del cittadino: in Comune di cosa si dovrebbe parlare?

Troppo spesso i temi etici vengono utilizzati per fare polemica

A Rivalta il consiglio comunale ha dedicato più di un'ora della propria attività a stabilire se fosse opportuno o no inserire in un regolamento del Comune il ripudio al comunismo. Una proposta avanzata con un emendamento dai consiglieri di minoranza di Fratelli d'Italia che il centrosinistra avrebbe discusso a lungo per poi respingerla. 

Per contestualizzare la questione i fatti sono questi: in consiglio comunale a Rivalta si discute l'approvazione del 'Regolamento sulla co­llaborazione tra cit­tadini e amministrazione per la cura, la gestione condivisa e la rigenerazione dei beni comuni urb­ani'. All'interno di questo regolamento c'è un comma di un articolo che stabilisce che chiunque voglia collaborare con l'amministrazione comunale debba ripudiare fascismo, nazismo, razzismo, se­ssismo, omofobia, tr­ansfobia e debba aderire ai valori dell'antifascimo. 

Fino a qui per Fratelli d'Italia andrebbe tutto bene, se non fosse che tra le cose da ripudiare non ci sarebbero il comunismo e le diverse forme di fondamentalismo, ditt­atura e totalitarismo. Da qui la lunga discussione in consiglio comunale che ha portato alla sospensione della seduta per più di un'ora. 

Il punto politico in questione è il solito: la volontà della destra di equiparare il comunismo al fascismo. Tanto è stato scritto su questo tema e tanto verrà scritto nei prossimi anni perché in Italia c'è ancora una forte sinistra radicale e una forte destra sociale, nonostante qualcuno in passato abbia voluto far credere che le ideologie fossero sparite e che tutto fosse stato circoscritto dentro un grosso centrosinistra e un grosso centrodestra. 

Non voglio entrare nel merito della questione però, perché non credo sia questo il focus dentro il quale concentrarsi. Voglio mettermi nei panni del cittadino che è andato a votare alle elezioni comunali con la convizione che il suo voto avrebbe avuto un qualche peso sulla qualità della sua vita in città. Il cittadino che lamenta delle buche nelle strade, dei marciapiedi rotti, delle barriere architettoniche, del parchetto abbandonato, di quell'immobile diroccato che potrebbe essere preso in gestione da tale associazione per essere riqualificato. 

Troppo spesso dentro le aule consiliari di quel cittadino ci si dimentica. S'intenda, non voglio passare per populista o disfattista, ma credo che oggi il 90% dei cittadini di Rivalta non approvi che il consiglio comunale abbia interrotto i propri lavori per più di un'ora per discutere di comunismo e fascismo. Credo che temi di questo tipo, proprio per la loro importanza, debbano essere approfonditi in modo preciso, ma in contesti adatti dove si possa una volta per tutte dipanare una matassa che nel nostro Paese è ancora tanto ingarbugliata. 

Insomma, quello di Rivalta è solo un caso - magari sporadico per quella realtà -, ma è l'occasione per pormi e progere una domanda: il dibattito politico, che è il sale della democrazia, non è spesso utilizzato per mascherare le carenze amministrative delle maggioranze e minoranze comunali? 
 

Si parla di

Comunismo, fascismo o problemi del cittadino: in Comune di cosa si dovrebbe parlare?

TorinoToday è in caricamento