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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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"La caduta del Governo Draghi penalizzerà le periferie torinesi": è vero?

Cerchiamo di comprendere se la caduta del Governo avrà ripercussioni sulle fasce deboli della popolazione

"Per gli scherzetti del Movimento 5 Stelle, della Lega e di Forza Italia ci rimettono le periferie torinesi". A dirlo giovedì scorso - il 21 luglio - è stato Stefano Lo Russo, il sindaco di Torino, facendo ovvio riferimento alla caduta del Governo Draghi. Le sue parole hanno fatto molto rumore in città, tanto che i politici dei partiti chiamati in causa non hanno perso nemmeno un minuto per contestarle pubblicamente. Anche perché la campagna elettorale è breve ed è già cominciata. La domanda che in molti si stanno ponendo però è una sola: quel che ha detto il sindaco è vero? 

Sì, perché in tanti non addetti ai lavori non riescono a comprendere quale sia il legame tra la caduta dell'esecutivo nazionale e le periferie di Torino. Per cercare di rispondere a questa domanda dunque tenteremo di spiegare quale legame c'è tra le due cose. 

Il sindaco dice quella frase come premessa a un ragionamento molto più ampio che nei giorni successivi viene quasi del tutto omesso da chi lo contesta. Il riferimento palese di Stefano Lo Russo quando ha detto che la caduta del Governo avrebbe avuto ripercussioni sulle periferie di Torino è al Pnrr, ovvero il piano nazionale ripresa resilienza. Cosa ha detto dunque con precisione? 

Ha detto: "La caduta del Governo mette in discussione i 209 miliardi che l'Unione europea deve dare all'Italia e a cascata i progetti Pnrr sui quali abbiamo lavorato in questi mesi. Un esempio è il piano periferie, sono 113 milioni di euro di investimenti sulle periferie torinesi di cui adesso il livello di incertezza è cresciuto in maniera esponenziale". Il sindaco ha poi spiegato che il Comune di Torino nei giorni successivi avrebbe avviato con gli uffici comunali una ricognizione per capire come agire nel caso in cui venissero meno le risorse. 

Ma perché dovrebbero venire meno le risorse del Pnrr? I 209 miliardi stanziati dall'Unione europea sono condizionati all'approvazione di riforme strutturali, dunque se il Governo italiano non farà quelle riforme strutturali c'è il rischio che quelle stesse risorse non vengano erogate. Il tema è sul tavolo perché uno degli scogli sui quali è andato a sbattere Mario Draghi è il decreto di legge sulla riforma della concorrenza che prevedeva di mettere mano anche alla questione tassisti e balneari tanto care a Lega e Movimento 5 Stelle. La riforma della concorrenza è una delle azioni che l'Unione europea chiede all'Italia. 

Quali sono dunque gli scenari? Gli scenari sono tre: l'approvazione del ddl concorrenza secondo il testo previsto da Mario Draghi (cosa ormai impossibile); l'approvazione del ddl con qualche modifica, per esempio lo stralcio delle questioni calde che riguardano i tassisti e i balneari; la non approvazione del ddl concorrenza. Nel primo caso le risorse sarebbero state confermate; nel secondo verranno riconfermate in toto, in parte o verranno revocate in relazione al giudizio che l'UE darà alla riforma; nell'ultimo caso è evidente che parte delle risorse del Pnrr verrebbero perse.  

Sì, parte perché stiamo parlando dell'erogazione di una rata del totale dei 209 miliardi di euro previsti per l'Italia. Quando fu approvato il recovery fund - piano per la ripresa economica dell'UE - vennero anche stabiliti i tempi di attuazione delle riforme, in concomitanza di questi tempi dimostrati a Bruxelles vengono erogate le risorse. La prima trance di 24 miliardi è arrivata all'Italia dopo la riforma Cartabia. 

Quindi la caduta del Governo Draghi potrebbe avere ripercussioni sulle periferie torinesi? La risposta è sì. La crisi parlamentare condiziona a cascata gli investimenti su Torino perché, come ha spiegato il sindaco, la Città ha impostato la strategia degli investimenti da fare tenendo conto delle risorse che arrivano da tre componenti che sono la finanza dello Stato, la progettazione del Pnrr e la progettazione dei programmi europei. Quando il Comune ha allocato le risorse dei fondi dei piani urbani integrati - che prevedono 113 milioni per le periferie - la scelta è stata fatta sapendo che vi erano altri fondi che potevano essere acquisiti per finanziare altre operazioni. 

Dunque se alla città mancassero i fondi del Pnrr perché l'UE non reputerà soddisfacenti le riforme fatte dal Governo - anche quella della concorrenza - Torino dovrà rivedere i progetti finanziati con quelle risorse e anche quelli finanziati con soldi statali e con i fondi della programmazione europea perché fanno parte di una messa a sistema dell'intera strategia.

In conclusione, la caduta del Governo mette a rischio i fondi del Pnrr - 113 milioni - destinati alle periferie torinesi? No se il Parlamento approverà il ddl concorrenza e se approverà un testo che prevede una riforma soddisfacente per l'UE; sì se non approverà quel decreto legge o se lo farà con modifiche sostanziali al testo. Quel che ha detto il sindaco è vero? Sì, perché è una preoccupazione tangibile che non ha solo lui, ma anche molti altri sindaci e presidenti di Regione. Ah, c'è un ultimo aspetto di cui non abbiamo parlato: per due mesi non avremo un Governo con piene funzioni. 

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