Coronavirus, Università di Torino: "La carenza di vitamina D può aumentare i rischi di contagio"
Lo studio di due professori piemontesi
La carenza di vitamina D potrebbe avere un ruolo fondamentale nello sviluppo del contagio da Coronavirus tra le popolazioni. È questo l'argomento di uno studio sviluppato da Giancarlo Isaia, Docente di Geriatria e Presidente dell’Accademia di Medicina di Torino, ed Enzo Medico, Professore Ordinario di Istologia all’Università di Torino, sulla ricerca di possibili concause e fattori di rischio dell'anomala pandemia in corso.
Questo spiegherebbe anche uno dei motivi per cui l'Italia risulta essere in Europa il paese più colpito dal virus. Più di un quarto degli italiani supera i 65 anni d'età e la carenza di vitamina D interessa soprattutto la fetta della popolazione più anziana. La vitamina D inoltre viene sintetizzata con l'esposizione ai raggi solari, altra possibile spiegazione secondo cui il Coronavirus nei Paesi con clima equatoriale e in quelli dell'emisfero Sud - dove è ancora estate - non ha molta fortuna, facendo registrare solo il 6% dei casi di contagio globali.
L'importanza del sole
I dati emersi, sintetizzati nel documento già sottoposto ai Soci dell’Accademia di Medicina di Torino, sono stati giudicati molto interessanti. In esso gli autori suggeriscono ai medici - oltre alle note misure di prevenzione di ordine generale - di assicurare adeguati livelli di Vitamina D nella popolazione, ma soprattutto nei soggetti già contagiati, nei loro congiunti, nel personale sanitario, negli anziani fragili, negli ospiti delle residenze assistenziali, nelle persone in regime di clausura e in tutti coloro che per vari motivi non si espongono adeguatamente alla luce solare.
Ipovitaminosi D
I primi dati preliminari raccolti in questi giorni a Torino indicano che i pazienti ricoverati per Covid-19 presentano una elevatissima prevalenza di Ipovitaminosi D. Il compenso di questa diffusa carenza vitaminica può essere raggiunto innanzitutto esponendosi alla luce solare per quanto possibile, anche su balconi e terrazzi, alimentandosi con cibi ricchi di vitamina D e, sotto controllo medico, assumendo specifici preparati farmaceutici.
Inoltre, potrebbe anche essere considerata la somministrazione della forma attiva della Vitamina D, il Calcitriolo, per via endovenosa nei pazienti affetti da Covid- 19 e con funzionalità respiratoria particolarmente compromessa.
Queste indicazioni derivano da numerose evidenze scientifiche che hanno mostrato:
1.a) Un ruolo attivo della Vitamina D sulla modulazione del sistema immune
2.b) La frequente associazione dell’Ipovitaminosi D con numerose patologie croniche che possono ridurre l’aspettativa di vita nelle persone anziane, tanto più in caso di infezione da COVID-19.
3.c) Un effetto della Vitamina D nella riduzione del rischio di infezioni respiratorie di origine virale, incluse quelle da coronavirus.
4.d) La capacità della vitamina D di contrastare il danno polmonare da iperinfiammazione.