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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Quando via Po venne rifatta in 43 giorni, la testimonianza: "E noi salvammo le 'lose'"

Parla il capocantiere che nel 1980 fece gli stessi lavori previsti oggi in via Po

Stefano Silvestro al nostro appuntamento si presenta con una grossa cartellina in cartone color verde che tiene stretta tra le mani. Dentro vi sono un'agenda, alcuni appunti e tante fotografie del 1980. Sono le immagini che testimoniano i giorni durante i quali da capocantiere ebbe il compito di dirigere i lavori che vennero fatti in via Po. In totale lui e la sua squadra ci misero 43 giorni lavorativi, che se messi in confronto con i 19 mesi previsti oggi fanno strabuzzare gli occhi. 

05312023_Via Po_Stefano Silvestro

Silvestro in quella cartellina ha anche un foglietto bianco sul quale ha dettagliato il calendario dei lavori di quell'estate: i 16 operai a terra incaricati di togliere le 'lose', più gli autisti e gli scavatori iniziarono il 30 giugno e lavorarono fino al 2 agosto, quando si fermarono per due settimane di vacanza; poi ripresero il 25 agosto per terminare i lavori il 5 settembre. In totale, appunto, 43 giorni di lavoro, ai quali - per essere precisi - va sommato un altro mese che occupò un'altra ditta impegnata in altre faccende. Comunque sempre molto meno dei 19 mesi previsti dal progetto attuale o dai 24 previsti per rimettere a terra le lose.  

Il racconto del capocantiere

"All'epoca abbiamo rimosso tutta la pavimentazione sul binario e la striscia a fianco, poi abbiamo fatto uno scavo di 70 centimetri e una volta tolti i binari sono intervenute le imprese di Italgas, acquedotto e chi doveva fare altri lavori", racconta Stefano Silvestro, "Si tratta degli stessi lavori che dovranno fare adesso, un lavoro più o meno uguale. Però c'era molta meno burocrazia, si facevano le riunioni con tutti gli enti e dopo aver deciso che si dovevano fare i lavori si procedeva. Mentre veniva rimossa la pavimentazione, i tecnici intervenivano con le riparazioni e noi avanzavamo con i binari. Così siamo andati avanti spediti e abbiamo finito in 43 giorni di lavoro". 

Cosa secondo lei determina questa enorme differenza nella durata dei lavori? "È solo la burocrazia che ha dilatato i tempi. Adesso c'è troppa gente che decide le cose: la Regione vuole fare in un modo, la Città in un altro, così il tempo passa, spendono soldi su incontri, progetti e altro, e allungano i tempi addirittura a due anni. Mi sembra assurdo". Ovvio, dal 1980 a oggi sono passati 43 anni e le cose sono cambiate, ma venti mesi di differenza sono veramente tanti e sono un dato da tenere in conto se si considerano le condizioni poste dall'amministrazione comunale di Torino per rimettere le pietre in via Po.

Durante il consiglio comunale del 22 maggio infatti l'assessora Chiara Foglietta rispondendo ai consiglieri Tea Castiglione (M5S), Paola Ambrogio (FdI) e Angelo Catanzaro (PD) ha detto che il decreto ministeriale che assegna i fondi richiede la rendicontazione entro la fine del 2024 e quindi se si sforasse al 2025 (come previsto dal Comune nel caso di riposizionamento delle pietre) andrebbero reperite le risorse aggiuntive necessarie per realizzare i lavori. 

Stefano Silvestro così è voluto scendere in campo per dire la sua e difendere le 'lose' di via Po: "Penso che sia sbagliato rimuovere le 'lose'. Torino aveva la strada più lunga in Europa con il lastricato in masselli che era via Madama; nel 1981 abbiamo rifatto i binari lì e sono state asportate le pietre per fare asfalto. Parte di questi masselli sono andati nei magazzini del Comune, altri in discarica e parte nelle villette di qualcuno. Mi sembra che quello sia stato il primo scempio". 

Preservare la storicità

All'epoca però non era la prima volta che Torino asfaltava sulle pietre: "Torino ha iniziato a distruggere le vie storiche negli anni sessanta perché il ciottolato dava fastidio ai tacchi ed è stato ricoperto tutto da asfalto. Negli anni ottanta si sono accorti che era meglio tornare indietro e si è grattato via l'asfalto ripristinando la via in pietra o in ciottolato. Tante vie o piazze erano state ricoperte. Non si pensava a tutelare un paesaggio storico". 

Dicono che però è necessario togliere le 'lose' perché generano rumore: "Non è vero che sono le pietre a fare rumore, ma è il tram. Se passate dove ci sono tram nuovi non si sente, se invece passate dove ci sono i tram vecchi sentite un frastuono vero e proprio. È il tipo di tram che fa rumore, non il binario. Le pietre sono l'impronta storica della città che non deve sparire, ma si deve mantenere". 

Inoltre le 'lose' avrebbero anche altri vantaggi: "La pavimentazione in pietra non costa più dell'asfalto, perché c'è solo la manodopera e la fornitura di sabbia mentre con l'asfalto bisogna fare tre strati", continua Silvestro, "Dura anche di più perché non ha un'usura, mentre l'asfalto no. Via Po è durata 43 anni e questo vuol dire che la pavimentazione in pietra, se ben fatta, dura. E poi la 'losa' trasmette meno il caldo ed è una pavimentazione storica". 

Per lei va dunque preservata? "È fatta dai nostri antenati. Distruggere quel che da altre parti cercano di recuperare mi pare che sia un controsenso. Torino purtroppo non ha mai pensato al turismo, adesso che ne abbiamo un po' cosa gli facciamo vedere? Andiamo sempre in peggio. Via Po parte da piazza Castello e arriva fino alla Gran Madre, è una bella passeggiata per i turisti che passano sotto i portici. Via Po è storica e deve rimanere storica. Se i tram sono rumorosi mettano delle vetture moderne come in molte città europee dove il tram fa solo un sibillio invece che sferragliare. Non è possibile distruggere tutto". 

Le foto dell'epoca

Il cantiere di via Po del 1980

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