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LA QUERELLE

I Savoia rivogliono i gioielli della Corona: pronti alla battaglia legale con lo Stato

Il contenzioso sui beni custoditi dalla Banca d’Italia da 76 anni

I Savoia sono pronti a una nuova battaglia legale contro lo Stato italiano. L’oggetto del contendere sono i gioielli della Corona, custoditi presso la Banca d’Italia dal 5 giugno del 1946. I loro legali sostengono che possano essere rivendicati dagli eredi dell’ultimo re d’Italia, Umberto II, il re di maggio, che governò il Paese per poco più di un mese dal 9 maggio al 18 giugno del 1946.  Sono in prima linea in questa controversia il principe Vittorio Emanuele, le principesse Maria Gabriella, Maria Pia e Maria Beatrice.

I Savoia e i gioielli della corona

I Savoia sostengono che i gioielli, 6732 brillanti e duemila perle, che impreziosiscono collier, orecchini e spille e per questo varrebbero secondo alcune stime alcuni milioni di euro, appartengano a loro. Neppure la Banca d'Italia non conosce il valore venale dei gioielli, che non sono stati mai sottoposti a perizia", secondo quanto ha risposto a Today.it Giampaolo Bargellini, responsabile Divisione relazioni con i media.

Ma la certezza è che i Savoia vogliono tornare in possesso del prezioso astuccio di pelle nera custodito nel caveau della Banca d'Italia da 76 anni, considerandosi i legittimi proprietari.

Quei bene furono confiscati tre giorni dopo il referendum del 2 giugno 1946. La nostra costituzione nella XIII disposizione transitoria e finale dispone che "i beni, esistenti nel territorio nazionale, degli ex re di Casa Savoia, delle loro consorti e dei loro discendenti maschi, sono avocati allo Stato. I trasferimenti e le costituzioni di diritti reali sui beni stessi, che siano avvenuti dopo il 2 giugno 1946, sono nulli".

I gioielli della Corona, però, che erano di uso quotidiano da parte dei membri della famiglia reale, non vennero mai confiscati, a differenza dei beni mobili e immobili. Questi vennero consegnati da un rappresentante di Umberto II all’avvocato Falcone Lucifero, ministro della Real Casa e consegnati all'allora governatore della Banca d’Italia Luigi Einaudi, futuro presidente della Repubblica. La richiesta arrivò direttamente dal presidente del consiglio dei ministri, Alcide De Gasperi, dato che secondo lo Statuto Albertino, la Costituzione del Regno d’Italia, quei gioielli sono "gioie di dotazione della Corona del Regno d’Italia", date al re per l’adempimento delle proprie funzioni.

Gli eredi al trono di Umberto II chiedono alla Repubblica italiana la restituzione dei gioielli della Corona. Si sta occupando del contenzioso l'avvocato Sergio Orlandi che ha scritto alla Banca d'Italia per chiederne la restituzione. É difficile al momento fare delle previsioni su come si concluderà questa battaglia legale, con i Savoia che hanno lanciato un vero e proprio ultimatum e, se non saranno assecondate le loro richieste, intendono procedere in sede giudiziaria già tra poco più di una settimana.

"L’incontro  di mediazione che si è svolto il 25 gennaio su istanza degli eredi Savoia e con la partecipazione della Banca d'Italia e dei Savoia si è concluso con la attestazione che non esistono le condizioni per proseguire utilmente la procedura", fa sapere la Banca d'Italia a Today. Nel verbale redatto il 15 giugno del 1946, che testimonia la consegna dei gioielli alla Banca d’Italia, si legge: "si affidano in custodia alla cassa centrale, per essere tenuti a disposizione di chi di diritto, gli oggetti preziosi che rappresentano le cosiddette gioie di dotazione della Corona del Regno".

La frase che dovrà essere chiarita dice che i gioielli vanno "tenuti a disposizione di chi di diritto". Lo Stato italiano o i Savoia?

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