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Ancora ritardi per la Torino-Lione, la ministra De Micheli annuncia: "Sarà pronta nel 2032"

Frediani, M5S: "Una Caporetto per i paladini dell'opera"

Si allungano i tempi per il completamento della linea ferroviaria ad alta velocità Torino-Lione. La ministra delle Infrastrutture Paola De Micheli, a margine dell'audizione delle Commissioni riunite Trasporti della Camera e dei Lavori pubblici del Senato, è stata ipotizzata la data più ragionevole di conclusione dei lavori: cioè il 2032, sempre se il contratto di programma verrà registrato nei primi sei mesi del 2021. Dopo i disordini in Val di Susa nel week-end - condannati anche dalla ministra - arriva la notizia di un ulteriore slittamento sulle date.  

Il contratto di programma 

"Ci sono stati dei ritardi giustificati dalla qualità di revisione del progetto - ha detto la ministra - . Appena avverrà approvato il contratto di programma e alla registrazione saremo in grado di dare un cronoprogramma preciso. L’ipotesi ragionevole è che se il contratto di programma sarà registrato nei primi sei mesi del 2021, il completamento dell’opera sarà nel 2032". 

Due anni dopo quindi rispetto al 2030 stabilito da Telt che ha confermato una settimana fa e che il vicedirettore Maurizio Bufalini intende ribadire alla Camera, nell'audizione in programma domani, 16 dicembre. La De Micheli ha anche detto che al momento sulla Tav sono in corso “gare per tre miliardi per lavori al tunnel di base” e che si stima “un impatto occupazionale di 4mila addetti in via diretta“.

"Una Caporetto per i paladini del Tav"

"Dall'audizione di oggi del Ministro Paola Demicheli - ha commnetato Francesca Frediani, consigliere regionale del M5S - emergono quattro punti importanti, non certo a favore dell'opera. La conclusione dell'opera slitta ancora. Come da 25 anni a questa parte, il termine lavori risulta indefinito ed indefinibile nella peggiore delle tradizioni italiane. Inoltre, nel corso dell'audizione, a precisa domanda, il Ministro non è stato in grado di rispondere su quali azioni, in Bilancio, avrebbe predisposto lo Stato francese per finanziare l'opera. 

Il Ministro ha anche ammesso che il finanziamento europeo non sarebbe ad oggi disponibile, secondo Demicheli sarebbe ancora oggetto di “negoziazione” per quanto riguarda la quota del 55%. Si conferma infine, come già anticipato nella relazione della Corte dei Conti Europea, che i fondi europei sarebbero a rischio. Secondo il regolamento europeo infatti le opere finanziate dovrebbero entrare in funzione entro il 2030, obiettivo non raggiungibile visto lo slittamento del cronoprogramma. Quindi tutt'altro che un'audizione trionfale per i paladini del Tav. Potremmo definirla una Caporetto - conclude Frediani -, nonostante l'ingente spiegamento di forze armate in Valle di Susa durante questo fine settimana di lotta. E' l'ennesima dimostrazione di come quest'opera sia nient'altro che una mangiatoia per certi ambienti, senza ricadute concrete per i cittadini". 

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