Settimo Torinese, i sindacati: "Continua a non essere noto il destino dell’ospedale e dei lavoratori"
Presidio e conferenza stampa
Continua il caos intorno al destino e alle condizioni di lavoro all’interno dell’Ospedale Civico di Settimo Torinese. A denunciare una situazione di precarietà, ancora una volta, sono i sindacati attraverso le voci di Tiziana Tripodi (Cisl Fp), Michael Pellegrino (Cgil) e Nicolino Conconi (Uil Flp). Sono stati loro nel pomeriggio di ieri, mercoledì 25 maggio, a guidare il presidio ai piedi della struttura sanitaria di via Santa Cristina.
Nel mirino delle polemiche dei rappresentanti sindacali ci sono sempre gli stessi argomenti di cui si parla da un anno a questa parte. "L’iniziativa è una prosecuzione della mobilitazione relativa all’indizione dello stato di agitazione, conclusosi con un mancato accordo in Prefettura”. "Oltre a proseguire da un anno con un affidamento da parte della Saapa Spa in liquidazione nei confronti di Cm Service, con atti di affidamento prima quindicinali e poi mensili, continua a non essere noto il destino dell’ospedale e dei lavoratori che vi prestano servizio".
I tre rappresentanti sindacali, che hanno guidato gli addetti che hanno aderito alla manifestazione, hanno inoltre posto l’accento su alcune situazioni che, nonostante fossero state già denunciate in passato, non avrebbero ancora trovato alcuna soluzione. Come, dicono, la “Presenza di un solo operatore in alcuni reparti, con importanti ricadute sulla qualità delle prestazioni rese ai degenti e sulla sicurezza dei lavoratori, che per le operazioni di movimentazione dei pazienti, dovrebbero essere in due, secondo quanto previsto dalla norma vigente”. Oltre a una "Carenza di personale, riscontrabile dalla completa assenza di operatori in turno in alcuni reparti e in alcune giornate, e dalla richiesta continua di turnazioni particolarmente gravose per la tipologia di lavoro svolto che arrivano fino a 13 ore consecutive per i dipendenti" e, fino a "16 ore per gli infermieri in libera professione".
Al centro delle polemiche anche il caso di un operatore socio sanitario che, secondo quanto denunciato a gran voce dai sindacati, sarebbe stato trasferito con intento “ritorsivo” dopo essersi rifiutato di fare il bagno a un paziente perché da solo in turno e senza il supporto di un altro collega. Trasferimento che, come sottolineano i sindacati, è stato impugnato di fronte al giudice presso una sede di lavoro di una struttura vicina, sempre gestita dalla stessa società.