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C'è un pezzo d'Italia sulla sonda Nasa che "salverà la Terra dagli asteroidi"

L'azienda torinese Argotec ha ideato e sviluppato LICIAcube, microsatellite con intelligenza artificiale e fotocamere che documenterà il primo atto del programma di Planetary Defence

Stamattina, poco dopo le 6, un piccolo oggetto Made in Italy è decollato dalla base spaziale di Vandenberg, in California. Obiettivo: lo spazio profondo, per capire se è possibile deviare la rotta di un asteroide, e come. Si tratta di un microsatellite, che si chiama LICIAcube ed è stato montato sulla sonda Dart della NASA. A produrlo è la Argotec, un’impresa torinese che è già stata sulla Stazione Spaziale Internazionale con progetti legati al volo umano nello spazio. Negli ultimi anni si sono dedicati ai microsatelliti, della dimensione di scatole di scarpe e, a differenza degli altri microsatelliti sul mercato, in grado di viaggiare nello spazio profondo. Uno di questi è, appunto, LICIAcube.

La sonda della NASA a cui il satellite italiano è agganciato in queste ore ha iniziato il suo viaggio verso una coppia di asteroidi che forma un sistema binario in cui il più piccolo, Dimorphors, ruota intorno al più grande, così come la Luna ruota intorno alla Terra. Obiettivo della missione Dart è di cambiare la traiettoria di Dimorphos impattandolo a 25mila km/h. In questo modo il tempo di orbitazione dovrebbe variare di alcuni secondi, sufficienti per capire che effetti ha avuto questo impatto e per estrapolare i dati che gli scienziati a terra useranno per capire che chance ci sono di deviare un corpo celeste in rotta verso la Terra: “lo scontro avverrà solo sull’asteroide più piccolo perché è più facile da deviare, e gli effetti saranno in proporzione maggiori e quindi più facili da studiare da terra” spiega Federico Miglioretti, ingegnere e project manager di LICIAcube. Il ruolo del satellite italiano sarà proprio questo: monitorare e documentare l’esito dell’impatto.

Ma quale sarà il ruolo di LICIAcube? Il microsatellite italiano si sgancerà da Dart 10 giorni prima dell’impatto contro l’asteroide, e si porterà  a distanza di sicurezza per evitare la nuvola di detriti. Sorvolerà Dimorphos nel momento dello scontro, e farà fotografie con le due fotocamere installate, un teleobiettivo per le foto di precisione e una camera con campo più ampio per riprendere la scena nel complesso. Saranno fotografie e dati fondamentali per gli scienziati, che a oggi hanno solo immagini radar non precise, e permetteranno loro di perfezionare i sistemi matematici usati. LICIAcube durante l’impatto sarà a circa 11 milioni di chilometri dalla Terra: “questo non ci permette di manovrare il microsatellite, visto che i temi di comunicazione sono un po’ sfasati vista la velocità della luce, che scarta di qualche secondo” spiega Miglioretti. “Quindi in tutte le sue operazioni LICIAcube dovrà essere autonomo”. A bordo è infatti installata un’intelligenza artificiale che identificherà Dimorphos e lo terrà sempre nel centro dell’inquadratura, pur muovendosi a 25mila km/h.

Il satellite poi non rientrerà sulla Terra: dopo il sorvolo del sito dell’impatto avrà ancora sei mesi di vita per scaricare a terra le immagini, che saranno tantissime, con una velocità di comunicazione relativamente bassa. Poi LICIAcube subirà quella che si chiama passivazione: verrà spento e rimarrà in orbita intorno al Sole. “Abbiamo fatto tutte le analisi per verificare che il satellite non possa collidere con altri corpi celesti come la Terra, la Luna, Marte e quello che c’è nel mezzo” assicura Miglioretti. “Non c’è questo rischio. Sarà in orbita intorno al Sole per prossimi secoli”. La sonda Dart impiegherà circa sei mesi ad arrivare in prossimità della coppia di asteoridi.

Il microsatellite LICIAcube è una missione interamente italiana, finanziata dall’Agenzia Spaziale Italiana e disegnata, costruita e integrata completamente nei laboratori Argotec. “Come avrete capito non è una missione fine a se stessa, alla distruzione di quello specifico asteroide” dice il project manager. “Serve per testare le tecnologie, acquisire dati e ottenere un nuovo standard per il futuro”. Questa infatti è la prima missione al mondo di prova di deflessione di un asteroide, ma fa parte di un progetto molto più ampio che si chiama Planetary Defense: “è un nome altisonante per un programma che ha lo scopo di capire come reagire in caso un giorno lontano ci fosse un asteroide con alto potenziale di impatto sulla Terra. Fanno anche simulazioni di evacuazione di continenti!” scherza Miglioretti. Questo viaggio spaziale è il primo esperimento sul campo di Planetary Defense. “È sicuramente entusiasmante essere coinvolti in un progetto così speciale” dice ancora Miglioretti. “Qui ad Argotec l’età media è di 30 anni, siamo un team appassionato e coinvolto”.

Ci sono molti oggetti nello spazio catalogati come Near Heart Objects, asteroidi la cui orbita è vicina o interseca quella terrestre. La più conosciuta è la Fascia degli Asteroidi che orbita oltre Marte, e che quindi non sarà mai un problema. “Ma lo spazio in realtà è pieno di questo tipo di oggetti” spiega il project manager di LICIAcube “E ci sono diversi progetti delle varie agenzie spaziali che tracciano quelli vicini alla Terra”. La possibilità di una collisione da qui a un secolo secondo gli scienziati è molto bassa, e gli oggetti più pericolosi in questo senso sono costantemente monitorati. Su tempi più alti il rischio non sarebbe alto, ma comunque non da sottovalutare. “Questa missione lo dimostra, le agenzie hanno il budget e sono interessate a capire, monitorare e scoprire nuovi oggetti, identificando strategie per evitare un loro impatto con la Terra” conclude Miglioretti.

Lo spazio è sicuramente uno dei campi di investimento e di ricerca del futuro: lo riconosce anche il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, che ha previsto 1,49 miliardi di euro di investimento in tecnologie satellitari ed economia spaziale. Oltre all’osservazione da lontano della Terra per motivi climatici, il futuro del campo aerospaziale è quello della space economy, e ad Argotec lo sanno. “Stiamo lavorando per costruire un ponte radio tra la Terra e la Luna” spiega ancora Federico Miglioretti. “Tutto infatti ci dice che nei prossimi anni la Luna tornerà preponderante nel discorso aerospaziale, sempre più missioni stanno lavorando per tornarci, e in maniera stabile. La Luna è anche il passaggio obbligato per l’esplorazione di Marte nei prossimi due decenni”. Per questo il ponte radio, per permettere anche alle missioni più piccole sulla Luna di comunicare con la Terra. La Luna sarebbe proprio un esempio della nascita della space economy, nel senso che non sarà più appannaggio delle agenzie spaziali, ma sempre più allargato ai privati che possono portare il loro business nello spazio. “Dal nostro punto di vista è un bene, perché dà la possibilità alle agenzie spaziali di concentrare i fondi sull’esplorazione sapendo che quello che è stato fatto in passato verrà mantenuto e portato avanti dai privati” conclude Miglioretti.

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