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Casa, la denuncia delle Università: "A Torino 50.000 alloggi sfitti ma non affittano agli studenti stranieri"

Nasce così un progetto per convincere i proprietari di appartamenti ad affittare casa agli studenti, fa leva su agevolazioni per affitti e per ristrutturazioni

A Torino gli studenti stranieri faticano a trovare case in affitto e spesso sono costretti a rinunciare all'Università e tornare nei loro Paesi. A denunciare la situazione sono gli atenei piemontesi che per tentare di contrastare il fenomeno hanno lanciato un progetto che si chiama Torino Student Housing e mira a riqualificare quei 50.000 alloggi sfitti sul territorio torinese. 

"Non so se vi ricordate negli anni sessanta e settanta quando ci fu un grosso afflusso di persone che vennero a Torino per la FIAT", racconta il rettore del Politecnico di Torino, Guido Saracco, "all'epoca c'erano i cartelli 'non si affitta ai meridionali', questo oggi sta accadendo con i nostri studenti stranieri". A confermare il trand negativo che colpisce la nostra città è anche Jacopo Rosatelli, assessore del Comune di Torino: "Ci risulta che nella nostra città esistano pregiudizi nei confronti delle persone straniere, di origine straniera o razzializzate. Questo vale per gli studenti, ma anche per i lavoratori con contratti importanti". 

Un vero e proprio problema per Università di Torino e Politecnico che ogni anno vedono una media di 2.000 nuove immatricolazioni di studenti non italiani. Capitale umano che rappresenta una vera e propria risorsa per la città: "Sono persone che a fatica hanno lasciato i loro Paesi, nei quali molto spesso ci sono guerre o problemi, vedi l'Iran, di diritti. Vengono da noi a qualificarsi e si tratta di entrate nette delle nostre città perché se spostando uno studente dal nord al sud si tolgono risorse al meridione che già è in difficoltà, portare stranieri qui compensa la denatalità di cui noi soffriamo sempre più", continua Saracco.

Per tentare dunque di risolvere il problema gli atenei torinesi hanno messo a punto un progetto che mira a creare uno studentato diffuso abbattendo i pregiudizi dei padroni di appartamenti che risultano essere sfitti. A occuparsi della fitta rete che costituirà il Torino Student Housing è stato il professore Paolo Biancone: "Vogliamo dare stimolo ai proprietari di casa a rimettere in uso i propri appartamenti", spiega il docente di economia aziendale. Come? Agevolando la ristrutturazione degli appartamenti e l'affitto di essi. 

"I temi sono due", continua Biancone, "le spese di ristrutturazione o la paura della complessità di un affitto. Le grandi banche italiane e locali hanno dato disponibilità a prestare i soldi per fare la ristrutturazione dell'appartamento e noi stiamo costruendo gli standard che diventeranno di studentato diffuso, quindi con i servizi adeguati. Il mondo della cooperazione sociale inoltre sarà a supporto per offrire servizi di gestione, manutenzione e pulizia. Gli standard di servizio serviranno a innalzare la media della qualità degli appartamenti messi in affitto, questo per far si che le condizioni degli studenti siano migliori". A questo si aggiunge l'accordo che la Città di Torino ha fatto con i rappresentanti dei padroni di casa e dei sindacati degli inquilini per affitti convenzionati. 
Si stima che nell'area vasta di Torino ci siano 40.000 studenti e l'obiettivo delle università è quello di coinvolgere nel progetto almeno 10.000 appartamenti in 5 anni sui 50.000 sfitti. 

"Questo è un progetto per rendere Torino sempre più una città universitaria", spiega Stefano Geuna, il rettore dell'Università di Torino, "I nostri atenei attirano sempre più studenti e studentesse dal resto d'Italia e del mondo e trovare alloggio per loro è fondamentale. Speriamo che questo progetto possa facilitare la messa a disposizione di alloggi. Creeremo una sorta di cabina di regia che faciliterà l'accoppiamento della domanda con l'offerta". 

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