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La storia di Paul: dopo l'omicidio a Palermo, la laurea in giurisprudenza a Torino. E il sogno di diventare avvocato

Ma serve la "grazia" del Presidente della Repubblica

Paul Constantin Popovici è un uomo di 36 anni, di origine romena. A tanti questo nome potrebbe dire poco, ma nella tarda serata del 10 febbraio 2011 era finito agli onori delle cronache per aver ucciso a coltellate la compagna, Jennifer Eguauoen, al termine di una lite, nell'abitazione al civico 50 di via dei Calderai, nel centro storico di Palermo.

Da un mese abbondante è un uomo libero, dopo aver espiato la pena. Nel corso della sua detenzione, nel carcere di Torino, ha voluto studiare, laureandosi in Scienze giuridiche, politiche ed economico-sociali. Sia la triennale, sia la specialistica. 

E ora vorrebbe fare l'avvocato. Ma, per via della pena accessoria dell'interdizione perpetua dai pubblici uffici, la toga non potrà mai indossarla. A meno che il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, non voglia concedergli la grazia.

Grazia che sarà chiesta, quanto prima, tramite l'avvocato Giuseppe Avarello. "Vorrei fare l'avvocato - spiega Popovici a PalermoToday - non solo per aiutare gli altri che hanno percorsi complessi alle spalle, ma proprio per dare una svolta definitiva alla mia vita, mettere a frutto ciò per cui ho studiato" e ricorda come, "al di là della condanna che ho scontato in carcere resta l'altra, quella fatta di pentimenti e rimorsi, che sconterò invece per tutta la vita".

Popovici si è avvicinato allo studio durante la reclusione all'Ucciardone: "L'unica cosa che ci era concessa per avere un po' di svago e in qualche modo evadere - racconta - era quella di fare gli uditori nelle scuole. Così ho avuto la possibilità di seguire le lezioni assieme agli studenti del liceo Benedetto Croce. Sia gli insegnanti che gli educatori si sono forse accorti che avevo qualche potenzialità e mi hanno spinto ad iscrivermi all'università. Mi è stato suggerito l'ateneo di Torino e, grazie all'avvocato Avarello, sono riuscito ad ottenere il trasferimento nel carcere del capoluogo piemontese 'Lo Russo Cutugno'".

Popovici in precedenza aveva studiato lingue: "Ho scelto di riprendere gli studi, anche se in Giurisprudenza - spiega - perché era l'unico modo per mettere a frutto le giornate in carcere. Piuttosto che giocare a carte e passare il tempo a fare discorsi senza senso, ho preferito mettermi sui libri".

Il 36enne si è così laureato alla triennale con il voto di 105/110 e una tesi sul sistema punitivo italiano confrontato a quello inglese. La specialistica, invece, è stata superata con una votazione di 102/110 e una tesi sulla criminalità dei "colletti bianchi".

"L'interdizione dai pubblici uffici - afferma l'avvocato Avarello - impedisce al mio assistito di poter fare ciò per cui ha studiato e che desidera, cioè l'avvocato. Per questo vogliamo chiedere la grazia al presidente della Repubblica. Il mio asssistito sta cercando lavoro e in un periodo di crisi come questo, anche per via dell'emergenza sanitaria, non è semplice - conclude - e il mio precedente penale non mi aiuta... ma voglio dare un'altra direzione alla mia vita". 

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