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Scuola, rivoluzione etico-biologica nel bando per la mensa: addio massimo ribasso, si premia la qualità

Verrà premiato chi aumenterà la qualità del servizio

Sei in grado di garantire alimenti provenienti da agricoltura biologica, meglio a chilomtero zero? Punti in più. Ti impegni sul fronte del contrasto agli sprechi alimentari? Punti in più. Dimostri di avere a cuore la condizione dei lavoratori del settore alimentare? Punti in più. È la rivoluzione - almeno sulla carta - che la Città di Torino sta tentando di mettere in atto nel campo della ristorazione scolastica. 

Lo fa in modo sostanziale andando a modificare gli indirizzi per il nuovo bando che dovrà appaltare il servizio di ristorazione scolastica. A proporre le nuove linee guida è stata Carlotta Salerno, assessora alle politiche educative: "L'indirizzo è quello di assegnare il massimo punteggio possibile all’offerta qualitativa", spiega, "Una gara senza ribasso ci permetterà di intensificare l'attenzione su elementi come l'estensione della mensa fresca, l'appetibilità e il sapore del pasto, l'utilizzo di alimenti a KM 0, il recupero e l’educazione alimentare".

Un bando che ha il sapore - in questo caso si può dire - dell'atto di indirizzo politico. Chi presenterà la propria offerta dovrà concorrere esclusivamente nell'incremento della qualità del servizio e non nella riduzione dei suoi costi. Come farlo? 

Nella delibera, oltre ai nuovi criteri di concorrenza, vengono stabiliti l'aumento della percentuale degli alimenti da agricoltura biologica e commercio equo e solidale (superando la percentuale minima obbligatoria dei Criteri Ambientali Minimi - CAM), Km 0 e filiera corta; una particolare cura a sapore e appetibilità; l’estensione graduale della mensa fresca - dove possibile - per le scuole dell’obbligo; il contrasto agli sprechi alimentari e il recupero degli avanzi; campagne di comunicazione, informazione e partecipazione rivolte a scuole e famiglie; attenzione ai lavoratori del settore e la partecipazione diversificata per numero e tipologia di imprese. 

Una scelta, quella di Salerno, che ovviamente ha il suo costo: "La delibera interessa le famiglie di 342 plessi scolastici torinesi ed è stata possibile grazie al lavoro e allo sforzo fatto sul Bilancio della Città", conclude l'assessora. Il servizio è rivolto a tutte le scuole comunali e statali, dai nidi d'infanzia alla secondaria di primo grado e fornisce ogni giorno dai 30mila ai 35mila pasti, per un totale di 5/6 milioni l’anno.

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