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Crisi, industria manifatturiera: calo (da record) in Piemonte negli ultimi 10 anni

Dal 2010 a oggi

L’industria manifatturiera piemontese, una delle colonne portanti del Paese con il 7,5% di aziende sul totale manifatturiero in Italia, nel III trimestre 2020 ha registrato 35.492 imprese attive, in calo del -1,3% rispetto al 2019 e del -16,5% sul 2010 (la media nazionale è del -13%). Un dato che, pur confermando la Regione come una delle principali aree produttive del Paese (sesta in Italia per numero di aziende manifatturiere), posiziona il Piemonte al 2° posto per tasso di calo più marcato dal 2010 a oggi. La fotografia  realizzata da Studio Temporary Manager, società specializzata nei servizi di temporary management al fianco delle aziende in difficoltà, mostra come gli imprenditori nell’ultimo decennio si siano trovati impreparati a dover gestire le proprie aziende.

Realtà per lo più familiari, spesso con figure manageriali inadeguate, soprattutto a livello direttivo, aziende quindi poco competitive, con una visione all’internazionalizzazione talvolta non ben pianificata e con una scarsa propensione agli investimenti in innovazione tecnologica. A questi aspetti si aggiunge anche il mancato ricambio generazionale (a cui andrà incontro il 50% delle aziende italiane entro il 2025), dove gli imprenditori, nonostante l’età, sono sempre più restii a pianificare il passaggio del testimone. Una situazione di crisi su cui la pandemia da Covid-19 potrebbe ulteriormente impattare.

I dati

Ritornando ai dati elaborati da Studio Temporary Manager, tutte le province piemontesi negli ultimi 10 anni hanno registrato un calo delle imprese manifatturiere attive, con valori più alti a Biella (-21,6%) e Verbano-Cusio-Ossola (-20,1%). Seguono Novara (-18,3%), Vercelli (-16,9%), Torino (-16,1%), Asti (-15,6%), Alessandria (-15,4%) e Cuneo (-15,3%). Torino (17.429 imprese) e Cuneo (5.183) si confermano, invece, i territori con il numero più alto di aziende del settore. Torino (17.429 imprese) si conferma, invece, la provincia con il numero più alto di aziende del settore.

“Il Covid-19 ha generato una crisi globale, che può ‘mordere’ più a fondo e pericolosamente per la sopravvivenza dell’azienda, e questo dipende anche da quanto impreparati si è arrivati alla stessa, se l’azienda porta dietro di sé problemi atavici irrisolti o una finanza gestita poco oculatamente – ha dichiarato Gian Andrea Oberegelsbacher, Socio e AD dello Studio Temporary Manager – La crisi può essere una fonte di stimolo per riguardare alla propria realtà con occhi esterni e non coinvolti affettivamente, per risolvere non solo la gestione della crisi attuale, ma i problemi perduranti insiti in ogni impresa e difficili da risolvere da chi ci lavora dentro, con approcci più manageriali. In questi casi è importante avere alla guida manager esperti, in grado non solo di rilanciare l’azienda, ma anche di dare nuovi stimoli all’imprenditore stesso.”

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