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Febbre West Nile, primo caso registrato nel Torinese all'ospedale Santa Croce di Moncalieri

Nei giorni scorsi una donna era morta in provincia di Novara

Primo caso di West Nile virus, malattia trasmessa dalle zanzare che può attaccare il sistema nervoso centrale fino a diventare letale (anche se in un numero di casi limitato), nel Torinese. Ieri, meercoledì 3 agosto 2022, è stato comunicato alla Regione Piemonte dall'ospedale Santa Croce di Moncalieri, dove è ricoverata una donna di 75 anni nel reparto di medicina. Nei giorni precedenti si erano registrati nelle province di Vercelli e Novara, quest'ultimo letale nei confronti di un'altra donna.

Che cos'è il West Nile virus

Come riporta l'Istituto superiore di sanità, la febbre West Nile è una malattia provocata dal virus isolato per la prima volta nel 1937 in Uganda, appunto nel distretto da cui prende il nome. I serbatoi sono gli uccelli selvatici e le zanzare (più frequentemente del tipo culex), le cui punture sono il principale mezzo di trasmissione all’uomo. Altri mezzi di infezione documentati, anche se molto più rari, sono trapianti di organi, trasfusioni di sangue e la trasmissione madre-feto in gravidanza. La febbre West Nile non si trasmette da persona a persona tramite il contatto con le persone infette. Il virus infetta anche altri mammiferi, soprattutto equini, ma in alcuni casi anche cani, gatti, conigli e altri.

Il periodo di incubazione dal momento della puntura della zanzara infetta varia fra due e 14 giorni, ma può essere anche di 21 giorni nei soggetti con deficit a carico del sistema immunitario. La maggior parte delle persone infette non mostra alcun sintomo. Fra i casi sintomatici, circa il 20% presenta sintomi leggeri: febbre, mal di testa, nausea, vomito, linfonodi ingrossati, sfoghi cutanei. Questi sintomi possono durare pochi giorni, in rari casi qualche settimana, e possono variare molto a seconda dell’età della persona. Nei bambini è più frequente una febbre leggera, nei giovani la sintomatologia è caratterizzata da febbre mediamente alta, arrossamento degli occhi, mal di testa e dolori muscolari. Negli anziani e nelle persone debilitate, invece, la sintomatologia può essere più grave.

I sintomi più gravi si presentano in media in meno dell’1% delle persone infette (una persona su 150), e comprendono febbre alta, forti mal di testa, debolezza muscolare, disorientamento, tremori, disturbi alla vista, torpore, convulsioni, fino alla paralisi e al coma. Alcuni effetti neurologici possono essere permanenti. Nei casi più gravi (circa uno su mille) il virus può causare un’encefalite letale.

La diagnosi viene prevalentemente effettuata attraverso test di laboratorio effettuati su siero e, dove indicato, su fluido cerebrospinale, per la ricerca di anticorpi che possono persistere per periodi anche molto lunghi nei soggetti malati (fino a un anno), pertanto la positività a questi test può indicare anche un’infezione pregressa. I campioni raccolti entro ott giorni dall’insorgenza dei sintomi potrebbero risultare negativi, pertanto è consigliabile ripetere a distanza di tempo il test di laboratorio prima di escludere la malattia. In alternativa la diagnosi può anche essere effettuata attraverso Pcr o coltura virale su campioni di siero e fluido cerebrospinale.

Non esiste un vaccino per la febbre West Nile. Attualmente sono allo studio dei vaccini, ma per il momento la prevenzione consiste soprattutto nel ridurre l’esposizione alle punture di zanzare. Pertanto è consigliabile proteggersi dalle punture ed evitare che le zanzare possano riprodursi facilmente. Non esiste neanche una terapia specifica per la febbre West Nile. Nella maggior parte dei casi, i sintomi scompaiono da soli dopo qualche giorno o possono protrarsi per qualche settimana. Nei casi più gravi è invece necessario il ricovero in ospedale, dove i trattamenti somministrati comprendono fluidi intravenosi e respirazione assistita.

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