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Al San Giovanni Bosco eseguito il primo intervento di riduzione della trachea mediante Ecmo

Un caso considerato "impossibile" di stenosi tracheale risolto mediante un approccio multidisciplinare

Dopo mesi e mesi di sofferenza, con problemi iniziati nell’estate del 2022, una donna di 50 anni che rischiava l’asfissia è stata operata al San Giovanni Bosco di Torino dove è stato eseguito il primo intervento di resezione tracheale in ossigenazione e circolazione extracorporea mediante ECMO veno-venoso. Per la donna l’unica soluzione era di ricorrere ad un complesso intervento chirurgico di resezione del tratto stenotico, con conseguente accorciamento della trachea. "L’intervento è stato l’eccezionale risultato di un gran gioco di squadra!", dice oggi il Prof. Giovanni Succo, Direttore del Reparto di Otorinolaringoiatria del San Giovanni Bosco, all’atto della dimissione della paziente da lui sottoposta il 10 gennaio al complesso intervento di resezione di 6 anelli tracheali, a causa di una stenosi serrata della trachea cervicale e toracica, esito di pregresse patologie, fra cui l’infezione da COVID-19. "La particolarità e l’eccezionalità di questo intervento - continua il Prof. Succo -, è data dalla somma delle difficoltà tecniche legate sia al ragguardevole segmento di trachea da rimuovere, con anastomosi eseguita molto in basso dietro lo sterno, che alla notevole serie di comorbilità che rendevano proibitiva l’esecuzione dell’intervento adottando una strategia convenzionale".    

"Per la gestione in sicurezza di questo caso abbiamo deciso di ricorrere alla cosiddetta ECMO veno-venosa, una tecnica di ossigenazione e circolazione extracorporea che, sostituendo di fatto la funzione respiratoria, ha permesso di eseguire l’intero intervento senza ricorrere all’intubazione oro-tracheale e quindi senza ventilare la paziente, nonché di gestire le prime 36 ore post-operatorie vicariando completamente l’attività dei polmoni - precisa il Dr. Sergio Livigni, Direttore del Reparto di Anestesia e Rianimazione dello stesso Ospedale -. Tale tecnica viene anche utilizzata, dimostrandosi di grande aiuto, nei casi più gravi di insufficienza respiratoria e/o cardiaca, fra cui quella determinata dal COVID-19".

Il lungo calvario della paziente inizia la scorsa estate, fanno sapere dall’Asl Città di Torino, quando veniva ricoverata ed operata d’urgenza per un infarto intestinale causato da una rara malattia, determinante la formazione di trombi ed emboli nel sangue. Dopo l’intervento chirurgico, il conseguente ricovero in Rianimazione ed una successiva infezione da Covid-19, la paziente, ormai a casa, iniziava a lamentare difficoltà respiratorie sempre più preoccupanti, non riuscendo più a lavorare né a svolgere i lavori domestici. Si trattava dei sintomi di una complicanza che, seppur raramente, può insorgere dopo un’intubazione prolungata in pazienti portatori di importanti comorbilità: la stenosi tracheale, patologia che comporta il restringimento cicatriziale della trachea, unico canale per il passaggio dell’aria dal naso e dalla bocca verso i polmoni. Quando la riduzione di calibro della trachea è troppo serrata ne consegue un’angosciante “fame d’aria”, per cui il malato non riesce più a svolgere qualsiasi tipo di attività, sino ad arrivare a metterne a rischio la vita per asfissia. L’unica soluzione per questa paziente era di ricorrere a un complesso intervento chirurgico di resezione del tratto stenotico, con conseguente accorciamento della trachea, reso possibile dall’elasticità della stessa. L’esecuzione dell’intervento e la delicata gestione post-operatoria ha richiesto l’alternarsi di un’equipe multidisciplinare, composta da chirurghi Otorinolaringoiatri, Chirurghi Toracici, Cardiochirurghi, Anestesisti, Pneumologi, Tecnici perfusionisti ed infermieri di sala operatoria e di rianimazione, formati per l’assistenza nel corso di questa difficile e delicata tecnica.

 san giovanni Bosco ecmo trachea donna 50 anni (1)

Ecmo veno -venoso 

Ecmo (acronimo per ossigenazione extracorporea a membrana) è una metodica, che, attraverso la circolazione extracorporea, permette di fornire supporto cardiaco e respiratorio prolungato a persone il cui cuore e polmoni non sono in grado di fornire una quantità adeguata di scambio di gas o perfusione per vivere. Permette, in condizioni di severa insufficienza respiratoria e/o cardiaca, di mettere a riposo cuore e polmoni vicariandone la funzione ventilatoria e di pompa. Il sistema ECMO veno-venoso è fondamentalmente composto da una pompa, un ossigenatore e un riscaldatore di sangue. La circolazione extracorporea viene effettuata mediante l'incannulazione di vasi venosi di grosso calibro (solitamente la vena giugulare interna o le vene femorali).

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