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Emergenza coronavirus: "Avanti con 5mila tamponi al giorno". E presto arrivano i test sierologici

"Nelle case di riposo meglio isolamento pazienti"

Nella prossima fase dell'emergenza coronavirus si continueranno a fare 5mila tamponi al giorno, livello che ormai è stato raggiunto dal sistema di analisi regionale, e si introdurranno i test sierologici per stabilire quali persone avranno sviluppato gli anticorpi al virus. Lo ha detto oggi, sabato 11 aprile 2020, nel corso della conferenza stampa indetta dall'unità di crisi regionale contro la diffusione dell'epidemia, Roberto Testi, presidente del comitato tecnico-scientifico della stesso organo regionale. Il sistema di analisi dei tamponi, infatti, prevede oggi 18 laboratori contro i due che erano presenti a inizio emergenza.

A eseguire i controlli sulla popolazione nella seconda fase saranno principalmente le unità di sanitarie di continuità assistenziale, composte da medici e infermieri e che gireranno appositamente sul territorio a bordo di camper. Questo permetterà alla Regione, tra l'altro, di risparmiare denaro sui dispositivi di protezione individuale (mascherine, tute, guanti, visiere) poiché ogni singola équipe ne utilizzerà soltanto una al giorno anziché cambiarsi continuamente.

Testi ha anche affrontato il tema delle case di riposo: "Il problema - ha detto - non è tanto fare i tamponi ai pazienti, ma che quelli sintomatici devono essere isolati perché non si può pensare di spostare in ospedale tutti i soggetti risultati positivi all'interno di quelle strutture. In seconda battuta, la questione è collegata direttamente con quella della carenza di dispositivi di protezione individuale: indipendentemente dall'antipatica questione di chi li deve fornire, questa ha allontanato i medici di medicina generale nella gestione dei pazienti più fragili, ossia proprio quelli che si trovano nelle case di riposo".

Nel corso della conferenza, ha anche invitato alcuni colleghi medici a tenere un profilo più basso: "Nessuno - ha detto - avrebbe potuto immaginare un'emergenza come questa. Si è dovuta cambiare la strategia giorno per giorno. In emergenza naturalmente si può sbagliare e bisogna limitarlo il più possibile. Sono arrivate critiche da medici da cui non mi aspettavo comportamenti del genere senza essere sul campo. Stiamo giocando una partita molto triste: quando si parla di colleghi morti non ci si può mettere a fare discussioni, bisogna richiamare un sentimento desueto che è il senso dell'onore, che fa sentire noi medici riappropriati del ruolo sociale che da tempo non avevamo".

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