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Troppi cinghiali in Piemonte, è allarme peste suina africana

Le segnalazioni di Confagricoltura

Troppi cinghiali sul territorio piemontese potrebbero contribuire a diffondere la peste suina e questo porterebbe danni enormi agli allevamenti, mettendo a serio rischio la sicurezza alimentare. L'allarme è stato lanciato da Confagricoltura Piemonte. 

“Destano forti preoccupazioni anche nella nostra regione le notizie provenienti dalla Germania, che segnalano un nuovo caso di peste suina africana nel distretto di Ludwigslust-Parchim, in una carcassa di cinghiale ritrovata un'ex area di addestramento militare, nei pressi di Redlin, al confine con lo stato del Brandeburgo”.

Contenere la proliferazione della fauna

Enrico Allasia, presidente di Confagricoltura Piemonte, interviene ancora una volta sulla questione dell’eccessiva proliferazione della fauna selvatica, chiedendo a tutti gli enti interessati il massimo sforzo per contenere il fenomeno. 

“Nei mesi scorsi, grazie all’intervento del prefetto di Torino che si era attivato su segnalazione della nostra organizzazione, si era istituito un tavolo di coordinamento tra tutti i soggetti interessati – spiega Allasia - per individuare iniziative congiunte per limitare la presenza abnorme di cinghiali che oltre a danneggiare pesantemente i raccolti, crea problemi di ordine sanitario all’ecosistema”. 

Paura per gli allevamenti 

Le notizie provenienti dalla Germania allarmano non soltanto gli agricoltori, ma tutti i cittadini. Non è noto come la peste suina africana sia entrata nel distretto di Ludwigslust-Parchim. Tuttavia, la stessa variante del virus è stata confermata nell'allevamento di suini domestici di Lalendorf e nel focolaio di Marnitz, che è ora diffusa nell'Europa orientale, negli Stati baltici, in Polonia e nel Brandeburgo.

“Dobbiamo evitare in tutti modi che la peste suina africana si propaghi: sarebbe un danno enorme per i nostri allevamenti e per la sicurezza alimentare - aggiunge Enrico Allasia –  e per questo chiediamo a tutte le istituzioni di moltiplicare gli sforzi per sviluppare un’attività di selezione dei cinghiali che riporti il numero di ungulati a un livello compatibile per il nostro territorio”.

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