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Tragedia di piazza San Carlo: il pm chiede una condanna di un anno e 8 mesi per la Appendino

Le richieste per Giordana, Montagnese, Sanna e Bertoletti

Il procuratore aggiunto Vincenzo Pacileo ha richiesto un anno e 8 mesi di condanna per la sindaca Chiara Appendino, imputata nell'ambito del processo sulla tragedia di piazza San Carlo del 3 giugno 2017, quando in occasione della finalissima di Champions League della Juventus, proiettata tramite maxi schermi, un gruppetto di ragazzi - tutti condannati, con pene tra i 3 e i 10 anni di reclusione - spruzzarono spray urticante a scopo di rapina, generando panico e caos tra i tifosi: 1500 i feriti, due donne morte.

Per il sindaco (difesa dagli avvocati Luigi Chiappero e Enrico Cairo, ndr) le accuse sono di "disastro", "omicidio" e "lesioni colpose". Ha scelto il rito abbreviato alla pari degli altri quattro imputati. Ovvero l'ex capo di gabinetto, Paolo Giordana; l'ex presidente di Turismo Torino, Maurizio Montagnese; l'ex questore Angelo Sanna; e l'architetto Enrico Bertoletti.

Pacileo, per i quattro, ha chiesto le seguenti condanne: Giordana 2 anni;  Montagnese 1 anno e 7 mesi; Sanna 1 anno e 8 mesi e Bertoletti 3 anni e 6 mesi.

Durante l'udienza di oggi, venerdì 20 novembre 2020, il procuratore aggiunto ha imputato ai cinque la responsabilità di non aver annullato la serata per mancanza di adeguate misure di sicurezza: per Pacileo, infatti, sarebbe mancato il parere della Commissione provinciale di vigilanza, obbligatorio per verificare le condizioni di sicurezza per l’incolumità durante manifestazioni pubbliche.

Per l'avvocato torinese Caterina Biafora, che difende oltre 60 parti civili, "Le conclusioni del procuratore aggiunto Pacileo sono condivisibili e giuste e confido che vengano accolte dal giudice Abenavoli. E' giusto che gli imputati vengano condannati per non aver adottato, proprio in un periodo di attentati, tutte le misure idonee ad evitare che l'onda umana in piazza San Carlo causasse morti e centinaia di feriti. Persone che per salvarsi sono state costrette a fuggire senza scarpe, su una pavimentazione piena di cocci di vetro, telefoni e occhiali rotti, borse, chiavi. O, peggio, a calpestare corpi di persone, riverse per terra, alla ricerca dei propri cari, dispersi tra fumi, suoni di ambulanze ininterrottamente per ore, grida e pianti disperati, feriti  che ancora oggi riportano importanti danni psicologici per via dello shock subito in quella terribile notte. Le scuse della sindaca e del questore all’epoca dei fatti, purtroppo, non bastano per dimenticare un evento, che avrebbe dovuto essere un giorno di festa per tutti i tifosi juventini e non una tragedia. Le scuse, seppure apprezzabili, non sono sufficienti per cancellare una responsabilità così grave, proprio in capo a coloro che avrebbero dovuto rappresentare la nostra Torino, la cui immagine nel mondo è stata, peraltro, indubbiamente lesa. Le foto che ritraggono le persone che si arrampicano sul Caval 'd Brons, privo di protezione, per salvarsi la vita non le dimenticheremo mai".

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