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Le cause dell'invecchiamento e della cataratta scoperte dai ricercatori Torinesi finiscono sulla nota rivista "Science"

Le potenziali implicazioni della scoperta potrebbero migliorare il lavoro di contrasto al covid

Le cause dell'invecchiamento e della cataratta sono state al centro di uno studio dei ricercatori del Centro di Biotecnologie Molecolari dell’Università di Torino, guidati dal professor Emilio Hirsch.

Uno studio che è stato pubblicato dalla famosa e prestigiosa rivista scientifica "Science" dell'American Association for the Advancement of Science.

Lo studio, sostenuto da Fondazione AIRC per la ricerca sul cancro, prende le mosse da precedenti risultati ottenuti nell’ambito della ricerca sul cancro e suggerisce per la prima volta che l'invecchiamento può essere scatenato da specifici difetti della proliferazione cellulare. 

In particolar modo da due proteine: la "PI3K-C2alpha" e la "VPS36", che sono state identificate come elementi necessari perché una cellula possa dividersi in due cellule figlie. Quando la concentrazione di queste proteine diminuisce, le cellule si duplicano con difficoltà, rallentando i tempi di separazione necessaria perché le due cellule prodotte dalla duplicazione si stacchino l’una dall’altra, tanto da diventare due entità autonome.

A scoprirlo sono stati i dottori Federico Gulluni e Lorenzo Prever, che hanno anche scoperto le cause della cataratta.

La lente dell’occhio, ovvero il cristallino, è risultata uno dei tessuti più sensibili alla diminuzione delle due proteine. Se ciò avviene, le cellule della lente scatenano il processo di senescenza causando un malanno comune e frequentissimo nell’anziano: la cataratta. Questa patologia consiste in una opacizzazione del cristallino, la lente che all’interno dell’occhio ci permette di mettere a fuoco le immagini del mondo circostante. Negli anziani è fortemente invalidante e, se non opportunamente trattata, è causa di grave impedimento visivo e disabilità. Nonostante la chirurgia offra delle soluzioni più che eccellenti, riuscire a prevenire questo fenomeno è un traguardo finora mai raggiunto, perché le cause dell’opacizzazione del cristallino non sono ancora chiare.

I risultati ottenuti nascono dal connubio tra diverse esperienze di biologia cellulare e genetica e hanno coinvolto ricercatori in tutto il mondo, inclusi Stati Uniti, Germania e Israele.

L’idea centrale nasce dall’osservazione di una rarissima condizione genetica in una famiglia i cui bambini, nati con una deficienza genetica di PI3K-C2alpha, mostrano segni di invecchiamento precoce, tra cui la cataratta infantile. L’osservazione è stata poi confermata in pesci zebrafish (Danio rerio) geneticamente modificati che, sviluppando la cataratta, hanno dimostrato quanto questo meccanismo descritto per la prima volta sia radicato anche in organismi evolutivamente distanti dagli esseri umani.

“È evidente che la ricerca sull’invecchiamento non può che essere multidisciplinare. Come questo studio dimostra pienamente, i risultati della ricerca di base hanno ricadute imprevedibili e per questo finanziare la ricerca di eccellenza in questo settore è fortemente necessario. Le malattie dell’invecchiamento – espressione che comprende varie patologie, da quelle oncologiche a quelle neurodegenerative – hanno sempre alla base i meccanismi di invecchiamento cellulare. Per questa ragione la Fondazione ha focalizzato la propria mission proprio su queste malattie, promuovendo un bando per favorire lo sviluppo di ricerca traslazionale di eccellenza a Città della Salute e della Scienza”, spiega Hirsch, che è anche direttore scientifico della "Fondazione Ricerca Molinette".

Le potenziali implicazioni di questa scoperta potrebbero aggiungere nuove ipotesi di lavoro nel contrasto del covid, anche lui in grado di riprodursi proprio grazie alle stesse proteine in questione.

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