In Piemonte il primo focolaio di peste suina africana: in pericolo suini e cinghiali. L'allarme di Coldiretti
Situazione monitorata dall'assessorato regionale alla Sanità
È allarme peste suina africana in Piemonte. A Ovada è stato registrato il primo caso. Ad annunciarlo è stata prima la Coldiretti Piemonte e successivamente l'assessorato regionale alla Sanità, dopo gli esami eseguiti dall'Istituto Zooprofilattico dell'Umbria e delle Marche, centro di referenza nazionale per queste tipologie di malattie.
Come riferito dal Ministero della Salute, la Peste suina africana (Psa) è una malattia virale che colpisce suini e cinghiali e non è, invece, trasmissibile agli esseri umani.
“Siamo fortemente preoccupati – afferma Roberto Moncalvo, delegato confederale Coldiretti Cuneo – gli interventi immediati ed urgenti, così come i controlli a tappeto sui cinghiali abbattuti, che da tempo chiediamo, devono ora sicuramente essere fatti e non bastano, di fronte ad uno spettro così grave e rischioso, solo i controlli eseguiti a campione, alla ricerca esclusivamente della Trichinella. Bisogna anche mettere mano definitivamente alla forma di tracciamento della filiera e della commercializzazione dei cinghiali abbattuti. L’altra forte preoccupazione è per il danno d’immagine che questa situazione può creare diventando anche uno strumento di speculazione economica nei confronti del nostro territorio, rischiando di colpire ingiustamente i nostri allevatori che, invece, conducono i loro allevamenti con standard di bio sicurezza molto elevati. Chiediamo, pertanto, da subito di attuare tutte le misure necessarie per monitorare la situazione e contenerla il più possibile. Inoltre, per difendere i nostri imprenditori, già fortemente colpiti dalla crisi legata alla pandemia, se dovessero generarsi strumentalizzazioni e speculazioni, non esiteremo a fare causa, a richiedere il risarcimento danni ed a costituirci parte civile nei confronti di chi non ha saputo gestire correttamente la problematica del proliferare dei cinghiali e di chi ha avuto la responsabilità di farla degenerare”.
“Non possiamo però non riconoscere – aggiunge Fabiano Porcu, Direttore di Coldiretti Cuneo – l’importanza dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Piemonte Liguria e Valle d'Aosta che, già da mesi, si è reso disponibile ad un tavolo di lavoro, nel quale riponiamo ampia fiducia, proprio su quest’emergenza sanitaria causata dalla fauna selvatica”.
Dall'assessorato regionale alla Sanità c'è preoccupazione: "Sono in corso le riunioni con i Servizi veterinari territorialmente competenti, le Autorità di gestione forestale e con i Settori ambientali e faunistico venatori. Come previsto dal Piano nazionale per le emergenze di tipo epidemico, è stato avviato l’insediamento delle Unità di crisi a livello locale, regionale e nazionale per l’adempimento delle azioni previste dal manuale operativo e dalle norme specifiche in materia. Nelle prossime ore verranno definite la “zona infetta” e la “zona di sorveglianza”, con le relative prescrizioni. Stiamo agendo con la massima tempestività, l’immediata e coordinata attuazione delle misure di controllo nei suidi selvatici risulta fondamentale nel tentativo di confinare ed eradicare il più possibile la malattia", spiega l'assessore Luigi Genesio Icardi.