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Laura ha detto "Sì" ad Andrea pochi giorni prima di morire, dopo 13 anni insieme

Il matrimonio all'hospice di Niguarda di Milano. Dopo 5 giorni Laura è morta

Una delle ultime cose che ha fatto è stata dire di "sì" all'amore della sua vita. Laura ha sposato Andrea all'hospice il Tulipano dell'ospedale Niguarda di Milano, dove combatteva con una malattia terminale. Lo ha fatto sperando fosse per sempre, anche se sapeva che sarebbe durato poco "Sei stata mia moglie per 13 anni, 5 giorni per la questura", come scriverà Andrea. Una storia d’amore, la loro, nata a Ivrea.

"Ancora una volta la cura prestata alle persone, ci ha portato a celebrare l'amore, in questo caso quello tra Laura ed Andrea che hanno scelto di unirsi in matrimonio", hanno raccontato dal Niguarda, che sui social ha condiviso la storia della coppia. Nelle immagini si vede lei uscire dalla struttura sul suo letto e arrivare "all'altare" accompagnata dai familiari e dai sanitari. "È sempre un momento molto emozionante, che coinvolge l'intera equipe, volontari compresi", hanno ammesso dall'ospedale. 

"Un momento nel quale tutto lo staff si sente 'privilegiato' nel poter accompagnare, anche se con un fondo di tristezza, tappe significative della vita dei nostri pazienti", le belle parole del Niguarda. Purtroppo qualche giorno dopo la celebrazione Laura si è spenta, "ma i suoi cari hanno voluto condividere questo momento". "Sempre più siamo convinti che curare una malattia sia perdente, se non si prende a cuore la cura della persona nella sua globalità. Questo sempre - hanno concluso dall'ospedale -, non solo in cure palliative o in fase di terminalità". 

“Non smetterò mai di cercarti, ovunque tu sia”, le parole di Andrea per Laura  

Ciao Lola Gin, Ditina, Laura
te ne sei andata nei minuti di recupero di Napoli-Roma, il giorno in cui Mourinho ha reso omaggio a Maradona. Siamo sempre stati dei tipi da derby del sole, peccato che avevamo gli occhi troppo belli, eravamo indietro ma forse anche avanti anni luce per le rispettive tifoserie. 
Sei stata mia moglie per 13 anni, 5 giorni per la questura. Al matrimonio tu eri raggiante e piena di vita, io cicciottello e un po' impacciato, fuori forma come Adriano alla Roma. Ci siamo sposati - sempre per la questura - a Milano, accolti come due fuggitivi nell'hospice Il Tulipano, immerso in un parco che pare un melting pot come noi tra chiese copte e orti sociali, a due passi da Quarto Oggiaro che ha una via Sebastiano Satta come Casal Bruciato. 
Il matrimonio era come lo sognavo io, avrei solo invitato un migliaio di persone in piú, piazzato un barbecue nel giardino e una spillatrice per la birra. È stata la nostra festa in quel gazebo, la festa della vita che si capisce solo a due passi dalla morte. Io ho letto un discorso pieno di parole come questa cosa che sto scrivendo. Tu ne hai scritte poche, ma tutte essenziali. Hai sempre saputo cosa volevi dire prima di scriverlo, il mio problema è che lo capisco dopo, ci arrivo sempre eh, ma sono un passo indietro. Qualcuno dice che la sofferenza santifica, a te invece ha dato un super potere: la sensibilità. La capacità di capire le cose, le persone, di coglierle nella loro semplicità e verità.
Ci siamo arrivati per vie traverse, ma alla fine abbiamo detto la stessa cosa: ci apparteniamo da sempre e ci apparterremo per sempre. Neanche la morte ci potrà togliere questo.
Ps: Alla fine sei riuscita a farmi scrivere su Facebook. Resterà una felice eccezione.
Pps: Non smetterò mai di cercarti, ovunque tu sia.
 

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