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Conte non rassicura i commercianti torinesi: "Belle parole, ma noi vogliamo i fatti"

Presidio di 56 organizzazioni di via sotto il palazzo della Regione Piemonte

"Sì, ok. Quelle di Conte sono belle parole, ma noi vogliamo i fatti". I commercianti torinesi, rappresentanti di 56 associazioni di via, che si sono radunati questa mattina in presidio davanti al palazzo della Regione Piemonte non si fidano. Le misure annunciate ieri sera, 13 maggio, dal presidente del consiglio dei ministri, Giuseppe Conte, al momento per loro sono solo belle parole. 

A scottarli sono i tanti annunci che da quando è iniziata l'epidemia sono stati fatti dal Governo e ai quali spesso non vi è stato alcun effetto pratico. C'è chi si lamenta di non aver ricevuto neppure i 600 euro, c'è anche chi la considera una norma insufficiente. Molti hanno tentato di accedere ai finanziamenti di 25.000 euro per le imprese, ma non sono riusciti ad averli. Tutti lamentano il ritardo del pagamento della cassa integrazione con il conseguente dramma economico per i propri dipendenti. 

"Riaprire non significa ripartire" è il motto della manifestazione. Sì, perché quando scatterà la Fase 3 si dovranno fare i conti che le limitazioni che ristoratori e baristi dovranno affrontare. Limitazioni che, come spesso detto, porteranno a un inevitabile calo dei fatturati. In piazza arriva anche un ristoratore con un'asta di tre metri che indica le distanze che dovranno esserci tra i tavoli. "In una sala dove io mettevo 8 tavoli adesso ne potrò mettere 2, ma se verrà un tavolo da 6 non potrò mettere nessun altro. Inoltre dovrò servire i clienti con la mascherina e con il distanziometro. Lei verrebbe a mangiare da me?". 

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