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La storia di Alessandra: madre di un ragazzo autistico che la scuola non voleva più

Edoardo ha 15 anni, non sa leggere e la scuola lo ha promosso in terza media

Alessandra ha 45 anni, è una donna che lavora, è separata e ha un figlio di 15 anni autistico. A Edoardo, così si chiama il ragazzo, l'autismo è stato diagnosticato quando aveva solamente tre anni dopo un ricovero al Regina Margherita a seguito di alcune crisi epilettiche. Secondo i test di valutazione effettuati sul ragazzo, lui ha uno sviluppo che si aggira intorno ai tre anni. 

Per genitori come Alessandra la scuola, oltre a essere un luogo di apprendimento, è anche un sostegno. La donna però adesso non ha più fiducia nell'istituzione scolastica. La storia che l'ha portata a tanta amarezza ha inizio prima della fine dell'anno scolastico scorso, quando richiede alla scuola media di Trofarello che il figlio frequenta la possibilità di trattenere il figlio ancora un anno alle medie. 

Il ragazzo non sa leggere, non sa scrivere e quello è un contesto che già conosce. La donna vuole un po' di tempo in più per preparare il figlio al passaggio all'istituto successivo. Edoardo non è autonomo, ha bisogno di essere aiutato per andare in bagno, per vestirsi e anche per svitare il tappo di una bottiglia. 

La donna si rivolge all'ANFASS - Associazione Nazionale Famiglie di Persone con Disabilità Intellettiva e/o Relazionale - e insieme all'associazione avanza la sua richiesta al preside dell'istituto che in quel contesto accoglie la richiesta della donna. Poi però qualcosa va storto e Alessandra, il giorno dell'esame di terza media, viene chiamata dalla scuola perché suo figlio è stato ammesso afli esami. Lui, che non sa leggere e scrivere, verrà così promosso in modo forzato e ammesso al ciclo di studi successivo. 

Una mossa che prende in contropiede Alessandra, ma anche la scuola di Moncalieri che dovrà accogliere il ragazzo. Lo stesso istituto superiore aveva avuto garanzia dalla scuola media che Edoardo sarebbe rimasto ancora un anno da loro. A questo punto però Edoardo deve andare alle superiori e nessuno è pronto a quel passaggio, nemmeno chi non ha potuto fare l'inserimento scolastico per tempo.

"Se non fosse per i miei genitori io a questo punto non potrei neppure lavorare per colpa delle Istituzioni che mi hanno messo in questa condizione", si sfoga la donna, "Attualmente lui frequenta l'istituto solo tre ore al giorno perché è stato fatto in ritardo l'inserimento scolastico. Mio figlio adesso è diventato più autolesionista e si tira pugni sulla fronte". 

"Non permetterò a nessuno di stigmatizzare l'autismo di mio figlio come aggressivo che deve essere spostato per proteggere gli altri. Voglio dare voce alle famiglie che vivono le mie stesse difficoltà. Mi sono quasi rassegnata a non aspettarmi nulla dalla scuola perché li vedo più in difficoltà di me, questa cosa mi fa cadere le braccia", conclude Alessandra.  

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