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L'accusa di Giorgia Meloni, strategia della tensione dietro l'assalto alla CGIL: per far perdere Damilano

Verso il ballottaggio

Per lanciare la sua accusa alla ministra dell'Interno Luciana Lamorgese, Giorgia Meloni utilizza parole chiare, nette, che non possono essere fraintese in alcun modo. Secondo la leader di Fratelli d'Italia, la sinistra - per mano della ministra dell'Interno - avrebbe giocato la carta della strategia della tensione per ostacolare la vittoria dei candidati sindaci del centrodestra alle elezioni amministrative. Tra i candidati danneggiati ci sarebbe anche Paolo Damilano che, mentre Giorgia Meloni rispondeva alle domande dei giornalisti, era al suo fianco davanti al palazzo che nei giorni scorsi è stato finito alla ribalta mediatica dopo un'aggressione ad alcuni agenti di polizia e che successivamente è stato posto a controllo da parte della polizia. 

La teoria della Meloni parte dall'attacco alla sede nazionale della CGIL a Roma: "Il ministro degli Interni ci dice che lei sapeva", spiega la leader di Fratelli d'Italia, "Lei sapeva che in piazza c'erano delle persone che non potevano trovarsi in quella manifestazione perché avevano dei provvedimenti che gli impedivano di partecipare alle manifestazioni. Lei sapeva che quelle persone almeno un'ora e mezza prima avevano annunciato dal palco di piazza del Popolo che sarebbero andati alla Cgil. Non ha fatto niente per non creare problemi di ordine pubblico. La Lamorgese ha consentito volutamente che quello che è accaduto alla Cgil accadesse e io mi chiedo perché". 

Domanda alla quale risponde la stessa Meloni quando mette in evidenza come davanti alla sede della Cgil ci fossero solamente sette poliziotti un'ora e mezza dopo l'annuncio di Forza Nuova di andare ad assaltare la sede del sindacato: "Anche quella è una scelta, quindi a me pare che a questo punto il ragionamento sia abbastanza chiaro perché non è che l'Italia non ci sia già passata: il Governo non fa niente e si dà la colpa all'opposizione. Si chiama strategia della tensione, l'abbiamo conosciuta ed è una cosa molto molto grave. A chi giova tutto questo? Giova alla sinistra che può parlare di una destra impresentabile facendo accostamenti che non hanno alcun senso e giova al Governo che può dire che chiunque scenda in piazza per manifestare è un impresentabile". 

Crede che possa giovare anche all'avversario di Paolo Damilano? È la domanda che le viene rivolta a questo punto. "È quello per cui la sinistra lo sta facendo ovviamente. La sinistra ha armato tutto questo armamentario degno degli anni '70 perché evidentemente tema la vittoria di candidati presentabili, di programmi credibili e di una coalizione compatta in città nelle quali questo avrebbe un impatto molto forte. Quindi la possibile vittoria di Paolo Damilano a Torino è obiettivamente un'ipotesi in campo e li ha spaventati. Come sempre quando si spaventano diventano cattivi e fanno cose che sono indegne". Conclude la Meloni. 

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