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Sciopero del clima, i Fridays For Future non promuovono Lo Russo: "Ancora troppi problemi"

Dai problemi legati alla mobilità urbana e al trasporto pubblico, fino alla cementificazione dei parchi. Questi sono alcuni temi che non sono stati risolti

Se il Governo di centrodestra guidato da Giorgia Meloni viene definito negazionista dei cambiamenti climatici, quello torinese guidato da Stefano Lo Russo di certo non si aggiudica la palma di amministrazione ambientalista dell'anno. I Fridays For Future che oggi - venerdì 6 ottobre - hanno sfilato per le vie di Torino nord rimandano la Giunta di centrosinistra che governa la città e chiedono al sindaco un cambio di passo. 

"Sono passati ormai due anni dall'inserimento della nuova Giunta e ci sono alcuni progetti che sono stati positivi, però ci sono ancora tanti e troppi problemi che non sono stati ancora affrontati", spiega Luca Sardo di Fridays For Future, "A partire dalla gestione della GTT il cui servizio non è all'altezza e nonostante questo i biglietti sono saliti di prezzo e gli abbonamenti per gli studenti extraurbani sono aumentati di prezzo, e della ZTL non si sente più parlare". 

"Oltre al problema della mobilità c'è anche quello delle aree verdi, le poche che sono rimaste a Torino. Dalla lotta per evitare la cementificazione di Esselunga al parco Artiglieri della Montagna, fino alla tutela degli alberi su corso Belgio. Quindi tanti fronti ancora aperti che noi vogliamo sottolineare di fronte all'amministrazione". 

Il messaggio scandito anche durante il corteo da alcuni manifestanti è che dalle città può partire un cambiamento nell'approccio alle politiche per il contrasto del cambiamento climatico. Per questo è anche previsto un presidio davanti al Comune in piazza Palazzo di Città. 

Quello di oggi è il primo sciopero per il clima a livello nazionale indetto dopo l'insediamento del Governo Meloni: "In questo anno abbiamo visto da un lato catastrofi climatiche che hanno colpito e devastato la vita delle persone, e dall'altro lato un menefreghismo e negazionismo dell'emergenza climatica da parte di chi sta al Governo e del ministro Salvini", continua Sardo, "Non possiamo accettarlo, ne va del futuro nostro, dei nostri figli e nipoti. Torniamo in piazza per difendere le conquiste ottenute in questi anni, ma anche perché vogliamo molto di più". 

"Il Paese per fortuna si sta mobilitando", ha concluso Luca Sardo, "bisogna però riuscire ad alzare il livello, bisogna essere sempre di più e coinvolgere sempre più persone perché altrimenti rischiamo di essere visti come una minoranza. Non basta essere in piazza una volta ogni sei mesi, dobbiamo costruire una mobilitazione pressante che ogni settimana riesca a farsi sentire come opposizione e alternativa alla narrazione del Governo". 

La protesta contro il polo del gas

Uno dei momenti più suggestivi dello sciopero del clima è stato in largo Regio Parco quando è stato appeso uno striscione da alcuni attivisti davanti alla sede di Italgas: "Durante il corteo abbiamo tirato su questo striscione con scritto 'Governo negazionista basta investimenti sul fossile', perché sono apertamente negazionisti e continuano a investire nel gas. Uno degli esempi è il 'Piano Mattei' che punta a far diventare l'Italia un hub del gas che è un combustibile fossile ed è quello che dovremmo assolutamente abbandonare per sperare di scongiurare il collasso climatico", spiega Marta di Fridays For Future. 

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