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Torinesi hanno combattuto al fianco dei curdi contro l'ISIS, ora rischiano la sorveglianza speciale

Via da Torino, niente passaporto e obbligo di rientro notturno

Hanno combattuto al fianco dei curdi contro l'ISIS e ora rischiano la sorveglianza speciale. Si tratta di Maria Edgarda Marcucci, Jacopo Bindi e Paolo Andolina, tre cittadini torinesi che domani sapranno se la loro vita sarà sconvolta a causa di quel loro gesto di solidarietà. 

Domani mattina, martedì 15 ottobre, si terrà presso il Tribunale di Torino l'udienza durante la quale verrà stabilito se i tre volontari rappresentano un pericolo sociale e se dovranno subire delle misure restrittive. "Il Tribunale deve stabilire se abbiamo usato competenze militari durante manifestazioni pubbliche" - spiega Maria Edgarda Marcucci. 

Quali sono le manifestazioni che vi vengono imputate? "Per quanto riguarda me e Bindi si tratta di un presidio per reclamare la giusta retribuzione di un cuoco che aspettava diverse migliaia di euro di arretrati e penso che quello dei diritti dei lavoratori sia un tema importante e che nessuno potrà raccontarci che servano delle competenze militari per distribuire dei volantini. Per quando riguarda Andolina invece parliamo di un presidio di solidarietà davanti al carcere di Torino la sera di Capodanno, anche in quella occasione devono accertare se abbiamo usato competenze militari". 

Cosa rischiate? "Hanno proposto due anni di sorveglianda speciale. Dovremo abbandonare Torino, scegliere un altro comune di residenza dove avremo obbligo di dimora; rientri notturni quindi uno stato di semidetenzione domiciliare; ritiro di passaporto e patente; divieto di riunione con più di due persone, quindi impossibilità di partecipare a vita pubblica e intima; non potremo entrare in bar e ristoranti; non potremo avere libertà di movimento". 

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