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Giovedì, 18 Aprile 2024

Emergenza coronavirus, aziende in prima linea per garantire cibo fresco sulle tavole dei piemontesi

L'appello a comprare cibo italiano

In un momento in cui l'economia italiana è in sofferenza c'è chi è chiamato a fare gli straordinari per garantire il cibo sulle tavole dei piemontesi. È il mondo dell'agricoltura e dell'allevamento che continua a produrre. 

“Dalle elaborazioni dei nostri tecnici su dati Istat – spiega Ercole Zuccaro, direttore di Confagricoltura Piemonte - rileviamo che ogni giorno i cittadini piemontesi consumano, tra l’altro, 1.105.000 chilogrammi di carne, 728.000 litri di latte, 2.720.000 uova, 3.670.000 chili di pomodori freschi e trasformati, 804.000 chili di frutta e 486.000 litri di vino, tutti prodotti che le imprese agricole, insieme a tantissimi artigiani del gusto e a un’industria di trasformazione alimentare tra le migliori al mondo, è impegnata a lavorare a pieno ritmo, rispettando rigorosamente tutti i protocolli in materia di igiene e di sicurezza sul lavoro, per contribuire a fornire cibo sicuro alle nostre famiglie”.

Il cibo piemontese è buono e sicuro, ma uno spettro si aggira comunque alle sue spalle: "Abbiamo notato che stanno aumentando i consumi di prodotti in scatola. Questo probabilmente perché la gente tende a fare scorta. Noi li invitiamo a consumare prodotto fresco perché questo significa che si evita di far deperire del prodotto che è disponibile e che continuerà a essere disponibile", conclude Ercole Zuccaro.

Un settore però che non è risparmiato dalla crisi in alcuni suoi frangenti, come denuncia Roberto Moncalvo di Coldiretti Piemonte: "I primi a soffrire sono stati gli agriturismi che hanno subito un calo delle prenotazione dell'80% prima dei divieti. Sono oltre 300 imprese che difatto non stanno più lavorando. Poi oggi è in forte difficoltà il settore del florovivaismo, questa è una stagione importantissima perché in queste settimane si concentra il 50%-60% del fatturato di molte di queste aziende che però non riescono più a esportare o vendere prodotti. Il rischio di dover distruggere intere coltivazioni è sempre più concreto". 

Non solo però, perché c'è anche il rischio speculazione: "Un rischio ai danni degli allevatori che ogni giorno mungono il latte che noi beviamo e con cui si producono formaggi e latticini. Noi faremo tutto il necessario per denunciare i comportamenti sleali. È anche importante che i caseifici che stanno ancora comprando quote di latte dall'estero diano priorità al latte piemontese. L'ultimo appello va fatto alla grande distribuzione perché bisogna che acquistino sempre di più prodotti della filiera agricola e agroalimentare italiana per fare in modo che questa fetta economica del Paese possa avere il minor danno possibile e che mantenga vivo un settore che è il secondo per importanza nel PIL nazionale", conclude Moncalvo. 

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