Una bella presa per …. le strisce!
Luogo del misfatto: Via Ippolito Nievo (zona Colletta), la tanto decantata periferia torinese. In questi 200 metri di Nobody’s Land non c’è niente, ma proprio niente nel vero senso della parola. Talmente niente che anche chi passa qui con l’auto tutti i giorni non conosce il nome di questo tratto di pseudo asfalto abbandonato a se stesso. No abitazioni private, no scuole, no fabbriche, lo zero assoluto! Di giorno trova la sua utilità diventando parcheggio per l’unico stabile di uffici delle vicinanze e che ospita circa 1000 lavoratori; nei bui pomeriggi invernali, invece, è la cornice perfetta per un film anni ’80 con protagonista Jack lo Squartatore, dove tra ombre e nebbie anche solo recuperare l’automobile diventa un rischio per la propria incolumità fisica (infinite sono le segnalazioni di atti vandalici e di furti). Dopo le 19.30, il deserto dei tartari. Non ci sono mezzi pubblici utili, soprattutto per coloro che non arrivano da Torino City. Non esistono parcheggi veri e propri, esistono 3 opzioni: 1) mettere l’auto sotto gli alberghi del perimetro del parco, sempre e comunque pieni , o intralciati da bus in sosta venuti a Torino per vedere la Sindone che non c’è. 2) mettere l’auto a bordo strada 3) non mettere l’auto A dire il vero durante gli ultimi mesi di piogge torrenziali sarebbe stato utile un mezzo anfibio in quanto la strada era perennemente allagata. Le buche che da anni si sono formate, più grandi ormai del cratere del Vesuvio, profonde tali da ricordare la temuta “sindrome cinese” dell’era nucleare, sarebbero state utili solo ai gigantisti dello slalom speciale per un duro allenamento. E poi all’improvviso sei arrivata tu (cit. Max Pezzali): l’amministrazione comunale decise che era giunto il tempo di asfaltare questi 200 metri di agonia. “ Evviva! Evviva” esclamò il popolo. Certo, avrebbero potuto dare una “passatina” anche alle due strade perpendicolari che sono altrettanto disastrate, ma, come dice il proverbio, chi si accontenta gode. Seguono infine la disostruzione dei tombini (di questi tempi quasi fa commuovere tale intervento) e la pittura delle linee di mezzeria e bordo strada; in realtà prima le linee non c’erano, ma a caval donato non si guarda in bocca. Le povere vie perpendicolari rimangono sempre invece allo stato primitivo (eh beh, li ci sono abitazioni private, fabbriche, attività commerciali, ecc…) Insomma, un investimento di denaro quasi degno di una festa rionale! Senonchè nelle settimane successive perviene con mesto stupore il conto da pagare: tutte le auto parcheggiate a lato strada trovano un simpatico scontrino sul parabrezza: “art. 10 cod. 077 - Divieto di sosta su carreggiata con margini evidenziati da striscia continua”. Da sottolineare che la strada è molto larga, le auto transitano agevolmente e le auto parcheggiata a bordo strada non recano fastidio a nessuno. In sintesi, prima le strisce non c’erano e ora, Simsalabim (cit. Silvan), le strisce ci sono. Ipotesi 1: hanno fatto pagare ai lavoratori dello stabile i costi del rifacimento del manto stradale ? Ipotesi 2: siamo di fronte ad un nuovo (o forse vecchio) codice deontologico del corpo dei Vigili Urbani? Ipotesi 3: è una pillola dorata chiamata “Do ut Des” che comunque serve a fare cassa? Ipotesi 4: è una presa presa per …. ?