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Maurizio Marrone resta in Consiglio regionale e parla di ricorso

Non lo ha annunciato ma poco ci manca. I presupposti per andare davanti ai giudici della Corte d'Appello ci sono tutti per il capogruppo di Fratelli d'Italia. Dopo il tribunale di Torino toccherà alla Giunta per le Elezioni esprimersi

L'ordinanza sommaria di primo grado notificata dal tribunale di Torino non ferma Maurizio Marrone. Il capogruppo di Fratelli d'Italia in Consiglio regionale è deciso ad andare avanti e a non cedere la palla al primo escluso della lista, cioè a Roberto Ravello.

Tanti sono gli interrogativi che Marrone si è posto vedendosi notificare un'ordinanza che non si aspettava minimamente. La sua ineleggibilità deriva dal fatto - da quanto scrivono i giudici - che in periodo elettorale non aveva ancora ufficialmente dato le dimissioni dal consiglio di amministrazione della Ires, la società partecipata che si occupa di ricerche economico sociali per la Regione Piemonte. Dimissioni che però Marrone ammette di non aver dato perché da Statuto lui non era più nel consiglio di amministrazione, considerate le sue tre assenze consecutive non giustificate nei cda dell'azienda partecipata. "Sono decaduto perché in due anni non ho preso parte a tre cda consecutivi - spiega Marrone -. Con questa ordinanza non solo c'è un'interpretazione della legge regionale dell'Ires, ma c'è anche un mancato controllo dei verbali che confermano le mie assenze. Oltre a questo - aggiunge - sottolineo che la Ires fa statistica, dubito che questi 3mila voti arrivino tutti da lì".

L'aspetto su cui si è puntato il dito, è la tardiva presentazione della lettera di dimissioni. "Io le dimissioni le ho date come rafforzativo - afferma il consigliere -. La mia carica in Ires era già decaduta. Inoltre la lettera di dimissioni l'ho spedita il 24 maggio, il giorno prima delle elezioni, e non dopo come ho sentito dire. Il 27 maggio, ad elezioni concluse, è stata solo protocollata".

Le ipotesi per il futuro in Regione di Marrone sono molteplici e le strade da seguire con attenzione sono due. C'è quella giuridica, visto che l'ordinanza sommaria ha gli effetti di una sentenza di primo grado e visto che lo stesso consigliere dovrebbe presentare ricorso in Corte d'Appello perché "i presupposti per appellarsi ci sono". Se anche il ricorso non avrà novità, c'è il terzo grado della Cassazione. In tutto questo periodo rimarrebbe all'interno del Consiglio regionale. La seconda strada da non perdere di vista è quella politica: entro il 4 ottobre la Giunta per le Elezioni dovrà decidere se portare la questione - sotto forma di delibera - davanti a tutto il Consiglio regionale. Dalla presentazione ci sarà un mese in cui i consiglieri dovranno decidere il futuro di Marrone in Regione.

Con questa questione sono emerse anche le spaccature interne a Fratelli d'Italia. Maurizio Marrone è capogruppo sia in Comune che in Regione e la cosa non deve aver fatto piacere ad alcuni suoi colleghi di partito. Primo fra tutto a Massimiliano Motta, ex consigliere regionale che di fatto è colui che ha avuto accesso agli atti ed avrebbe portato alla luce alcuni documenti decisivi per il ricorso presentato da un privato cittadino che ha portato all'ordinanza contro Marrone. Alcuni ricordano come Motta sia stato un sostenitore di Ravello, guarda caso colui che subentrerebbe in Consiglio regionale. Nelle prossime settimane se ne saprà di più.

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