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Politica

Accesso ai dati elettorali e criminalità, verso il processo il consigliere Liardo (FdI)

Un massone avrebbe chiesto voti per lui alla criminalità, ma il politico respinge tutte le accuse

Peculato e istigazione alla corruzione. Sono i reati contestati dai pubblici ministeri Paolo Toto e Francesco Saverio Pelosi al consigliere comunale Enzo Liardo di FdI che in queste ore ha ricevuto l'avviso di conclusione indagini.

I fatti risalgono al 2021 quando Liardo avrebbe ottenuto dall'anagrafe copie di tessere elettorali senza avere la delega per ritirarle. Non solo, per ottenere i Cd con all'interno la lista completa dei nominativi, non essendo consigliere, avrebbe dovuto pagare un'imposta di 2.767,11 euro oppure di 447,21 euro per una lista parziale, cosa che non avrebbe fatto. I suoi avvocati Lorenzo Imperato e Silvana Fantini respingono le accuse.

Allo scenario si aggiungono gli incontri pre elettorali nel 2020 tra Liardo e l'ex Maestro venerabile della Loggia Grande Oriente d’Italia, Saverio Dellipaoli. Dopo le indagini dei finanzieri del Gico, Gruppo d'Investigazione sulla criminalità organizzata, nei giorni scorsi è stata notificata la chiusura dell'operazione Timone che ha scoperto l'infiltrazione della 'ndrangheta in alcune aziende che lavorano ai mercati generali di Torino.

Secondo gli inquirenti il massone  Dellipaoli avrebbe sostenuto la candidatura di Enzo Liardo, "una persona che molto probabilmente farà il vice sindaco a Torino" si legge nelle carte. "Questi amici ti possono dare una mano davvero. I miei 130, 150 voti li ho sempre presi!" , gli avrebbe detto Dellipaoli anche lui militante in politica, in passato, tra le fila dell'Udc.

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