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Elezioni comunali 2016

Ballottaggio, il presidente del Gruppo Giovani Imprenditori: “Spero non vinca l’astensionismo”

Alberto Barberis sogna una Torino che sappia attrarre capitali e sostenere lo sviluppo, in cui sia possibile dialogare per favorire la cultura d'impresa

Un sindaco che sappia avere una “vision” sul lungo periodo e che riesca a rendere Torino una città capace di sostenere lo sviluppo della cultura d’impresa diventando attrattiva per capitali stranieri. E’ quanto chiede al nuovo primo cittadino Alberto Maria Barberis, presidente del Gruppo Giovani Imprenditori dell’Unione Industriale di Torino, organizzatore dell’incontro svoltosi a maggio nel corso del quale ha parlato ai candidati a nome dei 19.000 giovani che aderiscono alla rete di Yes4To, e che vogliono ragionare su quello che sarà Torino nel 2025

Alla luce di quella premessa che giudizio dà del ballottaggio?
Non si è parlato molto di proposte strategiche di lungo periodo e i contenuti sono stati abbastanza limitati rispetto alle aspettative. Dopodiché mi rendo che non è un dibattito politico per le elezioni il contesto migliore per parlare di programmi a lunga scadenza”.

La vostra richiesta di un programma di lungo periodo, dal momento che arriva da un esponente di una generazione abituata alla precarietà lavorativa, suona provocatoria soprattutto alla luce dei cinque anni di mandato di un sindaco…
“Noi abbiamo dato un orizzonte di un paio di mandati perché volevamo disquisire sul fatto che ci piacerebbe che alcune scelte strategiche avessero una logica e una visione di lungo termine”.

Ecco allora facciamo un salto al giorno dopo le elezioni: cosa si vorrebbe sentir dire dal nuovo sindaco?
“Mi aspetto che parli di quali sono le azioni che vuole sviluppare per rendere Torino attrattiva per capitali stranieri. A Barcellona per esempio c’è un organismo che si chiama “Barcellona Global” che ha lo scopo di renderla una delle migliori metropoli europee sia per capacità di sviluppo delle imprese che del turismo. La stessa cosa vorremmo vedere qui per rendere Torino attrattiva per migliorare lo sviluppo del turismo, rendere più facile creare nuove imprese, stimolare la ripresa del manifatturiero. Oggi si parla di industria digitale 4.0 quando abbiamo ancora aree industriali dove la connettività alla banda larga è un problema. Ci piacerebbe capire quanto si vuole sviluppare il piano strategico che finora è stato portato avanti e anche come possiamo dare, come Gruppo Giovani Imprenditori dell’Unione Industriale, un contributo allo sviluppo della cultura d’impresa oltreché andando nelle scuole a parlare con i giovani per incentivare i loro talenti”.

Eppure Torino è la città più bersagliata dalla disoccupazione giovanile con quasi il 40%, molti dei quali non solo non lavorano, ma non vanno più neanche a scuola. Com’è la situazione dal vostro punto di vista?
“Torino è stata così colpita perché aveva una forte tradizione manifatturiera. In realtà poi se si gira sul territorio ci si rende conto che aziende di eccellenza che assumono ce ne sono ancora. Chiaro è che le nuove normative sull’alternanza scuola-lavoro hanno permesso di aumentare l’incontro fra studenti e mondo del lavoro, quindi ci sono nuove possibilità. In questo contesto che si utilizzino tirocini, contratti di apprendistato o contratti tradizionali la cosa importante è colmare la distanza fra i due mondi per creare opportunità. Dopodiché se l’economia gira è un dato fisiologico che i giovani abbiano la possibilità di completare la loro formazione in azienda. L’alternanza fra scuola e lavoro è un’opportunità che va capita e strutturata perché le aziende hanno un primo contatto con un gran numero di potenziali risorse e i ragazzi hanno modo di approcciare un mondo che fino ad oggi è stato abbastanza distante”. 

Quando lei parla dell’aiuto della città alle imprese, fa riferimento alla città come potenziale socio di una o più start-up innovative?
No, quanto all’opportunità di creare un terreno fertile per la nascita di nuove imprese, per la vitalità imprenditoriale. Potrebbe essere interessante raggruppare in poli di innovazione quelle realtà che già ci sono per svilupparsi e fare networking di conoscenze, magari creando una sorta di città della scienza per start-up. Ciò che è importante però è aiutare lo sviluppo della cultura d’impresa perché con la realtà economica attuale la capacità di assorbimento delle imprese è diminuita rispetto al passato. Quello che i giovani devono capire è che devono avere un approccio pro-attivo e teso al continuo miglioramento. Questo non vuol dire per forza fare l’imprenditore, ma capire che dietro l’impresa c’è anche un insieme di valori sociali che va oltre la semplice idea di lavoro”.

Cosa si augura per il ballottaggio?
"Intanto che non vinca l’astensione perché si vota il sindaco della nostra città. E poi mi piacerebbe che, a prescindere dal risultato, il vincitore riesca ad essere il sindaco di tutti, anche di chi non l’ha votato. Infine che si possa dialogare con il futuro sindaco e che si esca dalla logica della contrapposizione ideologica fra ciò che è stato fatto da chi c’era prima e che andrebbe fatto, invece, da chi ci potrebbe essere dopo".
 

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