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Martedì, 16 Aprile 2024
Elezioni comunali 2016

Chi è Chiara Appendino, il sindaco più giovane mai eletto a Torino

La 'secchiona' che parla velocemente ha battuto il politico di lungo corso che l'aveva sfidata: "Si segga lei su questa sedia"

Secchiona lo è davvero e lo ha dimostrato. Se a 32 anni ha messo al tappeto uno tra i politici italiani più noti, uno cresciuto a pane e politica, di capacità Chiara Appendino deve averne parecchia e l’ha messa in campo. Vediamo, nel dettaglio, grazie alla descrizione di Askanews qual è stato il percorso politico della grillina.

IL PRIMO COMIZIO. Quando sale sul palco per il suo primo comizio, il 30 aprile del 2011 in piazza Castello, per la sua candidatura al consiglio comunale, ha 26 anni, una maglia azzurra abbottonata leggera su un vestito scuro, i capelli corti ma con un taglio più morbido di quello di oggi, e poco più di due minuti a disposizione per presentarsi: ne utilizza 37 - di secondi però - per due concetti, condensati in quella parlantina "fuori tutto" che ancora adesso non ha perduto: servono competenze, ma anche onestà e trasparenza - disse -, e il bilancio del Comune è una voragine con un sacco di debiti caricati sulle spalle delle generazioni future. Appendino arriva seconda dietro il candidato sindaco Vittorio Bertola, con 623 preferenze e si siede in Sala Rossa. 
 

IN SALA ROSSA. Comincia così l' avventura politica del primo sindaco donna eletto direttamente dai torinesi e anche il più giovane. In consiglio comunale l'Appendino ci entrerà come a casa sua. In pochi mesi quella grillina un po’ emozionata indossa i guantoni e porta sul ring il sindaco di lungo corso politico. Uno scontro tra pesi ultraleggeri, entrambi alti e magri, ma dai colpi secchi. Sui debiti, sulle consulenze e sugli staffisti, sulle auto aziendali di lusso alla Gtt (tre Bmw Q5), sulle opere pubbliche, sull'inquinamento. L'ultima interpellanza a fine anno, sui pedoni come "bersaglio" sulle strade cittadine. Insomma colpi ai fianchi che, senza metterlo mai al tappeto, infastidiscono non poco Fassino. "Non abbiamo bisogno di una Giovanna D'Arco della moralità", sbotta il sindaco. Missione compiuta: "La cosa che mi dà più piacere - confida lei ai suoi collaboratori - è fargli venire la mosca al naso". 

IL PERCORSO. In questi cinque anni Appendino, che nel frattempo si è sposata e ha una bambina - Sara, di sei mesi - ne ha fatta di strada. Scavalcando persino il suo capogruppo Bertola, anche lui precisino e "rompiballe", rimasto ai margini di questa tornata elettorale, ma tornato sul palco giovedì scorso tra baci e abbracci alla candidata. Viene scelta per correre contro Fassino per acclamazione da 250 grillini in carne ed ossa a dispetto di ogni ortodossia on line. Rifiuta il codice etico sottoscritto dalla Raggi, anti trasformismo. E decide: niente multe a chi cambia casacca. "C'è fiducia, i nostri candidati sono affidabili", assicura. Quello del localismo e dell'autonomia è il suo chiodo fisso. Mai un'uscita temeraria su questioni nazionali, mai un interferenza su questioni spinose che riguardano il Movimento in altre città. "L'alternativa è Chiara", recita lo slogan creato quasi per gioco dai suoi amici. E ci prende. Quel difetto di parlare troppo veloce non l'ha però ancora abbandonata. Capelli piastrati, sorriso sterminatore, look sobrio, ora Chiara va più a braccio. Improvvisa per modo di dire, perché, a quanto dice chi le sta vicino, "parla soltanto di cosa ha studiato". Se Fassino è cresciuto dai gesuiti, lei ha un'educazione laica. Laica e liberal, che a Torino vuol dire centrosinistra. Probabilmente Pd, anche se lei non lo ha mai detto. Poi la "conversione". Si considera olivettiana e keneysiana. 

COME VEDE TORINO. La sua idea di Torino? Una comunità urbana e una città solidale, come recita anche il libro scritto in coppia con il suo consigliere Paolo Giordana. "Noi siamo favorevoli a tanti progetti, a cominciare da Città della salute, che però vorremmo realizzare in modo diverso - dice -. Ma in questi anni il motore di ogni trasformazione è stata l'edilizia e la grande distribuzione commerciale. La nostra idea, invece, è ripartire dai quartieri, dalla qualità della vita, dal commercio di prossimità, dalla riqualificazione delle periferie. Senza calare progetti dall'alto ma condividendoli con i cittadini". E' contro il reato di clandestinità e per la chiusura dei Cie. E sui diritti basta e avanza ricordare l'unica sua mossa politica "tradizionale" di questo ballottaggio, l'aver scelto come assessore il presidente di Arcigay Torino Marco Giusta, accaparrandosi probabilmente qualche voto in più dalla comunità omosessuale. Abita in una delle roccaforti del Pd, il quartiere San Donato. Ma ormai è diventata la regina delle periferie e dei mercati, accolta con ovazioni alle Vallette o alla Falchera, festeggiata dagli ambulanti che le regalano frutta e verdura e mozzarelle. 

CHI E’. E' figlia della buona borghesia torinese, il padre Domenico è il braccio destro di Gianfranco Carbonato in Prima Industrie. Liceo linguistico a Torino, studi in Germania. Sa quattro lingue: tedesco, lingua che usa per una intervista al Die Welt, inglese, - con tanto di prova video - francese e un po’ di spagnolo. Poi laurea con lode alla Bocconi, tesi di marketing sulle strategie di entrata nel mercato cinese, uno dei principali per Prima Industrie. Fa uno stage alla Juventus, di cui è anche tifosa, dopo una tesi specialistica in "gestione dei costi di una società di calcio: la valutazione del parco giocatori". E gioca anche a calcio. Corre molto, dicono gli amici. Suo marito Marco Lavatelli, tre anni più di lei, ha una piccola azienda di famiglia di oggetti per la casa dove lei lavora dal 2010, alla pianificazione e controllo gestione nel passaggio generazionale, creando anche qualche polemica per i rimborsi avuti - 23mila euro - dal consiglio comunale. "Ma ho lasciato 100mila euro di gettoni di presenza", replica lei. Piace all'establishment per via del papà. Il banchiere torinese Enrico Salza, fa invece foschi presagi: "Torino è finita", ma probabilmente non ci crede neppure lui: il "Sistema Torino" contro cui il neosindaco si è scagliata in questi anni e in questi giorni di competizione, è convinto che Chiara si ammorbidirà col tempo. "Loro hanno i soldi noi le persone", ribatte lei a muso duro dalle Vallette. E dire che Fassino l'aveva sfidata: "Si segga lei su questa sedia". Non ci avesse mai provato.


 

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